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The Boys II, il ritorno dei “cattivi ragazzi” su Amazon Prime

Il fenomeno che risponde al nome di “The Boys” deve la sua nascita e la sua proliferazione ad una mente tanto malata quanto brillante, quella di Garth Ennis, unita all’arte e alla pratica dal disegnatore Darick Robertson.

Un fumetto dissacrante – se vogliamo usare un eufemismo – e geniale, parodico del mercato dei supereroi e della loro facciata di “buoni”.

Erik Kripke, una mente altrettanto malata e brillante (quella dietro il quasi ventennale Supernatural), non poteva non subirne il fascino e correre dunque a creare un cast ed un crew per poter traslare la faccenda dalla carta stampata alla scena filmata.

Nasce così l’omonimo telefilm, disponibile in streaming su Amazon Prime.

La prima stagione, uscita l’estate scorsa sulla medesima piattaforma, si è rivelata un vero e proprio fenomeno culturale: la prova che nell’arte visiva, a differenza che nella matematica, se cambi l’ordine degli addendi il risultato cambia. Cambia, eccome.

L’universo DC e Marvel a rovescio ha conquistato gli spettatori di ogni età – tranne i piccoli, ai quali la visione di questa serie è altamente sconsigliata – e la brutalità con cui in una storia di eroi, superereoi e metaumani si sia reciso qualsiasi legame con la favola del buono e del cattivo, ha incontrato un’attenzione diversa.

Il ribaltamento dello stereotipo, del conosciuto e dell’assiomatico, sembra essere la formula vincente dietro molte scelte artistiche, volte forse ad un tentativo di cambiamento sociale e culturale, avvicinandosi alle correnti rivoluzionarie di anni passati. Nonostante si insinui nel mercato dei prodotti assolutamente e profondamente POP, facili da pubblicizzare e commerciare, The Boys sceglie un approccio affatto scontato o audience-friendly.

La grande fedeltà ad un fumetto crudo, estremamente grafico nel suo descrivere la lotta tra classe imperante e popolo, poteva essere confusa con un intento attrattivo, quello dello splatter. Ma la passione dietro la crudezza è evidente nella sua carica innovativa e non come semplice calco di un tema, di uno stile, già fruibile e diffuso.

The Boys crea una realtà parallela e distopica dell’hero movie alla Avengers o alla Justice League, facendogli il verso e ponendo il supereroe alla stregua dell’attore dello star system americano: un po’ divo, un po’ divinità, un po’ martire inconsapevole.

Il supereroe non è dunque più integro dentro e fuori, non agisce di sua volontà, contro il consiglio di un genitore apprensivo, ma mosso da buoni intenti.
Il supereroe è figlio di un mercato capitalistico, sporco, a puro scopo di lucro.
Il disinteresse verso l’altro, mostrato dalla macchina che fabbrica supereroi, la multinazionale Vought, e dagli stessi Seven (l’élite scelta formata dai sette supereroi di prima classe) è nulla se paragonato al vero e proprio sadismo del protagonista assoluto della serie, il Superman di Garth Ennis: Homelander (in italiano, il Patriota).

Anthony Starr incarna questo eroe americano decaduto e decadente con sfumature sottilissime, inquietanti, piene di sensi e interpretazioni. I poteri e la falsità dei supereroi li accomunano e al contempo li distanziano dall’uomo medio, perché vittime degli stessi vizi e manipolazioni ma possedendo molta più forza, molto più potenziale, sia costruttivo che distruttivo.

The Boys sono invece i ribelli, coloro che hanno deciso di liberarsi dalla dittatura della Vought e dei supereroi, volendo smascherare quel mondo bugiardo, impietoso, infame. L’innocente e lagnoso Hughie, il “the boy” per caso, senza poteri, senza addestramento ed armato solo di tanta rabbia, aggiunge il punto di vista dell’uomo senza qualità, del cittadino qualunque, dell’eroe per caso alla squadra di divertentissimi “duri” guidata dall’ex agente diventato vigilante Billy Butcher.

Tra sangue, scazzottate, un“fuck the system” mai esplicitato ma sempre presente, pura brutalità e gag, The Boys ha in sé le qualità per crescere sempre di più, per salire in cima alla scala delle grandi serie cult. Diverso, prepotente, violento, esplicito, è tutto quello che ci si aspetta dal non politically correct ed anche di più.

La seconda stagione è in onda dal 4 settembre, sempre su Amazon Prime, e aggiungerà un episodio ogni settimana.

Buona visione!

Sveva Di Palma

Vedi anche Gli Avengers dei poveri

La Redazione

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