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Scampia: crolla un pezzo della storia di Napoli

Nel lontano 1975 la città di Napoli assiste alla nascita di un nuovo quartiere che vedrà nel corso degli anni lo sviluppo di un nuovo sistema sociale nato tra le vele, quelle di Scampia.

“La lotta ha vinto così recita uno striscione appeso su una delle sette vele. Napoli 20 febbraio 2020, una data che sicuramente rimarrà nella storia delle città, uno dei simboli della Napoli popolare è stato abbattuto. Dietro il crollo di questi palazzi si cela la volontà di abbattere un sistema sociale che ha dato vita ad uno dei centri di spaccio di droga più grandi d’ Europa.

La storia ha radici lontane, poco prima del grande terremoto del 1980 grazie a dei fondi per la riqualificazione della periferia nord di Napoli, a quei tempi zone tranquille, poco popolose e con un grande potenziale, furono costruite delle strutture architettoniche con l’obbiettivo di dare dimora a chi riversava in condizioni difficoltose. Il progetto nasce da idee assai innovative ,che guardano il futuro comunitario in un sistema urbanistico, economico, sociale  che servisse a creare una sorta di città nella città: parchi, attività commerciali, scuole. La mancanza di cura e di attenzione mostrata per il popolo ha fatto sì che venisse generato un sistema di mala vita poco controllato, travolto dalla miseria in cui riversavano la maggior parte degli abitanti. Il tutto nasce dall’ architetto siciliano Francesco(Franz) Di Salvo che prendendo spunto dal genere di edifici della Unités d’habitation di Le Corbusier voleva proporre un nuovo modo di concepire lo spazio abitativo collettivo molto in voga negli anni ’60 in tutti i paesi occidentali. Alla base di questo tipo di lavoro urbanistico vi era un’utopia sociale ed abitativa in cui gli spazi individuali venivano inseriti in un ampio contesto palaziale andando a favorire il senso di comunità e creando in sette edifici dalla forma ben definita, una città con alloggi numerosissimi e non sempre adatti al nucleo familiare, aree verdi e grandi vie di scorrimento, ogni famiglia non rappresentava una realtà a sé ma una parte di una vera comunità familiare.

Progetto che sicuramente nasce da una nobilissima idea che altrove ha riscosso grande successo come nel caso di Marsiglia, allora perché Scampia non funziona?

Perché è stato creato un sistema urbano in cui manca la progettualità che mirasse a formare una relazione tra cittadini e luogo di appartenenza. Non si può pensare di far dimorare circa 60 000 persone in un posto senza servizi, mancavano strutture scolastiche, stazione di polizia, negozi che sono subentrati forse un po’ troppo tardi, le uniche attività erano bancarelle e piazze di spaccio.

Come può crescere un cittadino del futuro in un clima dove si fatica a pensare il proprio avvenire?

La cosa fondamentale era portare il pane sulla tavola e riuscire a sfamare una famiglia quasi sicuramente numerosa. Così la debolezza e le esigenze umane, la necessità economica porta un giovane ancora in erba ad avvicinarsi alla cosa più semplice, facile e redditizia: lo spaccio. Così a pochi anni iniziano un percorso di vita inimmaginabile per molti. Un microcosmo che si forma sulla violenza e mancanza di regole civili. Il popolo di Scampia non è questo e vuole riscattarsi. La maggior parte persone oneste che faticano ad arrivare a fine mese si buttano tra le braccia di un sistema che garantisce loro la sicurezza. È la camorra che va a sostituire la mancanza di uno Stato che fatica ad essere attento verso il suo popolo. Così lasciato da solo, lo strato sociale più debole finisce in un sistema che sente vicino, che si prende cura di loro, li tutela, garantisce loro uno stile di vita apparentemente dignitoso, ma che lo conduce in un tunnel senza via di uscita.

Così il grande agglomerato urbano si trasforma nel corso degli anni in un grande centro commerciale a cielo aperto, ormai famoso in tutto in mondo. La situazione è sicuramente molto più complessa. Non è un popolo disonesto, ma solo un popolo affamato, che ha bisogno di sapere che esistono delle alternative, che ci siano percorsi  diversi da quelli che conoscono, di credere che ci sia qualcuno che li tuteli: lo Stato. Ora un pezzo della storia antropologica napoletana cade. Questo è un forte segnale, rappresenta la volontà di demolire non Scampia, anzi di restituire dignità ad un posto geografico abitato dai tanti che sognano un futuro migliore e che possano sperare ad un nuovo progetto di vita che appartenga a loro come individui e a tutta la comunità.

 

Francesca Gagliarde

La Redazione

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