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Per Confini aperti, Bianco su Bianco di Daniele Finzi Pasca al Politeama

“348 lampadine. 6,3 km di cavi. 1.643 saldature. Una macchina del vento a 50 nodi. 6.268 parole. 3 cappelli ed una testa di ippopotamo”.  L’incipit dello spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca in scena al Politeama di Napoli sabato 8 febbraio 2020 lo presenta così: nelle sue cifre essenziali, nei suoi elementi basilari, in ciò che lo ha composto.

Bianco su bianco, questo il titolo dello spettacolo, mette sul palco una storia, sì, ma una storia narrata, raccontata da una voce femminile – quella delicata, musicale di Helena Bittencourt  – ed è la vita di una persona qualunque, un uomo pieno di dolori e gioie, con una passione per le parole. Helena Bittencourt tiene con grazia e sicurezza il palcoscenico e il suo accento portoghese ci culla con la canzone della vita del protagonista Ruggero, che non vediamo mai in quanto personaggio in carne ed ossa, ma solo attraverso Helena ed il suo maldestro assistente di scena, l’olandese Goos Meeuwsen.Ruggero il fragile, vittima della violenza del padre, orfano, adottato dal suo allenatore, personificazione di uno spassionato altruismo, di una compassione vera, totale.  La scenografia, una foresta incantata di lampadine intermittenti che accompagnano – accendendosi e spegnendosi – la dinamica goffa e tenera tra performer e assistente, cambia e assume progressivamente significato; piano piano, gli eventi vissuti da Ruggero strutturano un’unica amalgama con gli oggetti di scena, ognuno emblematico e costitutivo di un passaggio fondamentale, di un passo che ha avvicinato – come in una danza – Ruggero al suo amore, la pura e “luminosa” Elena. È l’apparizione di Elena ad introdurre la luce nello spettacolo, rendendola sostanziale allo sviluppo della trama, quasi un terzo personaggio parlante e agente. La luce costruisce, definisce e amplifica, vive assieme all’amore potente, sereno e appassionato tra Ruggero ed Elena. La luce salva Elena da una malattia improvvisa, ed è la luce della lampadine di scena, di quella maschera da ippopotamo citata nel cartellone, la luce delle parole inventate da Ruggero per poter dare alle sfumature un nuovo suono, un colore.

L’amore è scolpito dalle sinfonie di luce e dalla luce come dono, come regalo di vita, di delicatezza e gentilezza. La fiaba a lieto fine celebra un’umanità fragile, la tenerezza come strada per la guarigione dalle violenze, la comprensione come apotropaico e soluzione alla superficialità giudicante. La Bittencourt e Meeuwsen sono perfetti nelle loro dinamiche, attori, ma anche cantori e clown, ballerini e guitti. Tra recita e performance corporea pura, Bianco su bianco porta un testo forte, poeticamente pedagogidco e dal respiro internazionale, capace di donare allo spettatore un’esperienza insolita, divertente.

Il messaggio di pace e ricerca del giusto linguaggio, delle reali motivazioni e di interessarsi profondamente alle storie, tutte le storie, arriva con potenza e dolcezza, muovendo al sorriso ma anche alla riflessione. È un gioiello ed un dono che questo spettacolo abbia girato in tutto il mondo e sembra determinato a continuare il proprio viaggio attraverso i paesi e i popoli, portando con sé la sua magia, la sua fiaba che fa male e guarisce.

Sveva Di Palma

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La Redazione

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