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Non confondiamo la lana con la seta

Prendiamo un maglione di lana, di quelli che pungono: caldo, morbido, elastico. Ora prendiamo una camicia di seta: fredda, liscia, scivolosa.

Cosa cambia tra lana e seta? Perché possiamo tirare un maglione senza che si sformi, mentre la camicia di seta è così delicata e si strappa facilmente?

Il motivo è da ricercare nella struttura delle proteine che le compongono. Infatti, queste sono strutturalmente differenti, e proprio queste differenze sono alla base delle caratteristiche opposte dei due filati.

Le proteine della lana sono prevalentemente α-cheratine: la catena amminoacidica è avvolta a formare un’elica, che al pari di una molla può allungarsi per poi riacquisire la sua conformazione quando la tensione alle estremità è eliminata; l’elasticità è dovuta alle deboli interazioni che si instaurano tra i residui, che sommati permettono di stabilizzare fermamente la struttura. Tale proprietà è persa in acqua: le molecole di acqua infatti interagiscono con i residui formandovi legami; questo comporta che i suddetti residui non sono più disponibili per legarsi tra loro, portando alla perdita di elasticità. Per questo è importante prestare attenzione durante il lavaggio dei capi in lana, specie nell’utilizzo dell’acqua calda: il calore infatti denatura le α-cheratine, ovvero fa perdere la struttura tipica per cui le proteine non sono più capaci di adempiere al loro ruolo e il maglione diventa formato orsacchiotto di peluche.

La seta invece è composta prevalentemente da fibroina, una proteina che si impacchetta parallelamente a formare una struttura planare, in contrapposizione all’avvolgimento lungo un asse longitudinale tipico delle α-cheratine; i residui delle catene laterali sono posizionati sopra e sotto il foglietto, formando dei legami deboli che conferiscono resistenza alla struttura. È facilmente intuibile la rigidità di questa disposizione, specie se paragonata alle α-cheratine: se applichiamo una tensione oppure tiriamo le estremità causeremo la rottura dei legami che tengono unite le catene. Tale rottura è irreversibile: è impossibile infatti riformare gli stessi legami che abbiamo appena rotto, anche modificando le condizioni al contorno delle proteine, cioè ripristinando quelle condizioni che hanno favorito la strutturazione della seta.

È proprio la struttura a foglietto che rende la seta scivolosa al tatto e lucida, mentre le α-cheratine, al contrario, donano alla lana un aspetto spettinato e aggrovigliato: non a caso la lana pettinata è un filato pregiato, dal momento che richiede una particolare lavorazione per “ordinare” i residui delle catene amminoacidiche restituendo un prodotto decisamente più soffice rispetto all’ispida peluria che ricopre le pecore prima della tosatura.

Marta Maresca

La Redazione

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