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Il mito della figurina

Leggendo questo titolo vi saranno venute in mente le figurine dei calciatori che scambiavate da piccoli, ma la figurina nasce molto prima ed ha una storia curiosa, se non complessa.

Il concetto di figurina risale alla Francia del XIX secolo ed è frutto di una concezione più ampia rispetto a quella che abbiamo ora. Essa nasce a scopo pubblicitario: l’idea originale era quella di associare un’immagine o una vignetta “portatile”, in quanto impressa su un piccolo cartoncino, a un marchio.

Le primissime figurine erano in realtà delle “immagini da collezionare” e circolavano già nell’Europa del diciassettesimo secolo. Sembra, infatti, che un giovane Re Sole (Luigi XIV di Francia) mise insieme una specie di collezione di immagini in bianco e nero che rappresentavano le più famose regine d’Europa e, più in generale, fatti di corte: balli, cene, giochi.

La prima serie di figurine intesa al pari di quella moderna è quella della Litografia Bognard di Parigi per i magazzini “Au Bon Marché” nel 1867, che illustra i padiglioni dell’Esposizione Universale che in quell’anno si tenne proprio a Parigi. Lo scopo era la fidelizzazione del cliente: ogni giovedì veniva regalata una figurina ai bambini, per far sì che la settimana successiva madri e figli sarebbero tornati lì.

Da lì la crescita di questa moda fu quasi esponenziale, soprattutto grazie all’introduzione di un metodo di stampa molto più conveniente: la cromolitografia, che abbassava i costi ma migliorava la qualità.

Seguirono, infatti, le ditte produttrici di sigarette, prima “decorando” le loro scatole, e poi passando a vere e proprie carte da collezione. Ma le figurine che hanno fatto la storia sono quelle Liebig, che sfruttò al massimo le potenzialità di questo mezzo di comunicazione. L’azienda produceva estratto di carne e in più di un secolo stampò 1866 serie costituite il più delle volte da 6 figurine ciascuna e dalle dimensioni approssimative di 7 x 11 centimetri.

Anche in Italia, tra fine Ottocento e inizio Novecento, moltissimi prodotti venivano accompagnati da figurine, dalle buste di the, alle gomme da masticare, alla pasta. Tra i brand italiani che regalavano figurine ricordiamo la Buitoni, la Perugina e la Lavazza.

Ma è nella seconda metà del Novecento che la figurina diventerà un prodotto a sé: la pubblicità era cambiata, i nuovi mezzi di comunicazione erano molto più aggressivi non bastava più una figurina in regalo per convincere le persone a comprare un certo prodotto. È proprio qui che prende piede la Panini, fondata nel 1961 da Giuseppe Panini e da sua madre Olga, dopo aver comprato un’edicola nel centro di Modena e una ditta di distribuzione di giornali (l’Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini).

Il primo album Panini fu pubblicato nello stesso periodo con il titolo “Calciatori” e con in copertina Nils Liedholm, attaccante svedese del Milan. Per molti appassionati di calcio divennero il riferimento per eccellenza su luoghi e date di nascita, presenze, gol fatti. La prima collezione Calciatori del 1961-62 vendette tre milioni di figurine (che divennero 15 l’anno dopo e 29 quello dopo ancora), oggi chi lo sa…

In ogni caso, l’intera iconografia delle figurine era totalmente cambiata. Innanzitutto venivano rappresentati in modo “fotografico” personaggi esistenti, che non avevano a che fare con un prodotto ma con una fede, in questo caso calcistica, e diventavano oggetti di culto e per questo collezionabili. (Ah, ed erano adesive!)

Se volete scoprire ancora di più sulle figurine vi consiglio visitare il museo di Modena, creato proprio grazie alla donazione di Giuseppe Panini, indubbiamente uno dei più grandi collezionisti italiani e sempre in crescita grazie alle continue e generose donazioni di collezionisti e appassionati.

Carolina Niglio

La Redazione

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