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C’era una volta a Knoxville: la non-biografia di Quentin Tarantino – Part 1

Quentin Tarantino: c’era una volta a Knoxville. Comincia qui, nel Tennessee, la storia di un regista, di un narratore visionario, di un uomo e della sua incredibile storia, inestricabilmente legata all’immaginario del suo cinema.

Ecco perché il “fattaccio” qui raccontato avrà i tratti di una favola perversa e cruda, che amalgama verità a storie, personaggi a letteratura, biografia al sapore di pop corn, con il consueto passo introduttivo “tratto da una storia vera”, perché mai nessun personaggio è così inestricabilmente e morbosamente legato alla creazione del suo genio e delle sue pellicole.

La storia, come detto, comincia vicino alle sponde del fiume Tennessee, una storia cominciata nel ’63, la parabola rara di una delle icone della nostra generazione, a detta anche di Peter Bogdanovich. Icona, quella di Tarantino, capace di confondere i confini della realtà. Truffaut direbbe in proposito: “Tra la menzogna organizzata e la realtà confusa è sempre meglio la menzogna organizzata”. Ecco che l’incipit alla nostra storia è servito.

Tony Tarantino ha origini italiane, studia da attore in una nota scuola di recitazione per poi riscoprirsi, tra le sue velleità artistiche, musicista country sotto l’onda dell’epoca di lustri e cappelli larghi provenienti da Nashville.

Capelli impomatati, aderenti camicie sbottonate, uno stereotipo italo-americano che gli frutterà in vecchiaia una comparsata (e quel sogno da attore realizzato) nella serie tv The Sopranos. Una fugace e ardente relazione con l’allora infermiera Elle Driver, esperta di arti marziali e allenata in gioventù dal grande maestro e monaco taoista Pai Mei, nella sua scuola di Wutang in un antico tempio cinese.

I due si conoscono in un noto pub di Knoxville dove, nonostante una differenza di età, nascerà un ardente amore la cui fiamma avvampa e si spegne in pochi mesi. Una breve relazione che regalerà però alla giovane Elle la gioia di un figlio. Un figlio segnato come frutto della voracità di una passione, tra due persone distanti e diverse che si separeranno ancor prima della nascita del piccolo Quentin.

Nonostante l’abbandono del padre, il piccolo Quentin cresce influenzato dalle passioni dei rispettivi genitori, incarna la sua italianità con la passione verso il cinema di genere, i maestri dell’horror come Mario Bava e del western, Sergio Leone su tutti. Dalla madre eredita la grande passione per le arti marziali e per la cultura asiatica, saranno noti i pomeriggi trascorsi al Kim Sing Theatre di Los Angeles, dove con la madre poi si trasferì: ore a consumare film di idoli come Gordon Liu e Bruce Lee.

Nel corso della sua adolescenza decide di ampliare la sua passione per il cinema cominciando a studiare recitazione all’accademia americana di arte drammatica, ma senza mai trascurare la passione marziale e orientale. Rimane, infatti, uno dei più significativi avvenimenti nella vita di Quentin la ricerca della famosa spada di Hattori Hanzo, cimelio dell’antico maestro che lavorava l’acciaio. Il prezioso oggetto venne trafugato per poi essere ritrovato in Messico, dove giunse il nostro Quentin nella speranza di acquistarlo al mercato nero. Nel corso di quel viaggio di ricerca rimase coinvolto nell’incendio di un noto locale nel deserto di Sonora nel New Mexico, il Titty Twister. Il regista era, all’epoca dei fatti, accompagnato da uno dei suoi migliori amici, George Clooney detto Gecko, i due rimasero miracolosamente illesi nel terribile incidente, le cui cause rimangono ancora ignote e che costò la vita a decine di persone.

La spinta verso l’inizio dell’effettivo percorso cinematografico fu quando, abbandonato il suo vecchio lavoro di maschera in un cinema porno (era il Pussycat di Torrance), trovò lavoro in una videoteca a Sepulveda Street in California. La sua sconfinata passione per il grande schermo gli fruttò non soltanto un lavoro da duecento dollari a settimana ma anche l’ingresso come membro nel cineclub “Le Iene”. Per mantenere ironicamente la segretezza del circolo nerd di cinemaniaci, i rispettivi protagonisti si rinominarono come colori, divennero Mr. White, Mr. Orange, Mr. Pink. Serate a scolarsi pinte di birra, mangiare snack e consumare voraci visioni di film votati all’estremo, quasi come a soddisfare il bisogno deviante di una società che non li accettava. Tra le pellicole preferite di Quentin e di Roger Avary, suo grande amico e suo futuro co- ceneggiatore, Natural Born Killers – Assassini Nati di Oliver Stone.

Quentin passò gran parte del periodo da commesso di videonoleggio nella ricerca di denaro per finanziare le riprese della sua prima sceneggiatura. Il titolo del suo primo e rudimentale lavoro era My Best Friends Birthday. La storia prevedeva la trasposizione di un vecchio aneddoto raccontato dal suo amico Aldo Raine (clicca qui) ex militare americano. Il soldato, dopo un violento screzio con il suo migliore amico, storie di prostitute e magnaccia, gli scaraventa la sua stessa torta di compleanno in volto. I due per fare pace si fumano uno spinello passandoselo appoggiati ad una macchina dai fari spenti, era quella della polizia…

Claudio Palumbo

 

 

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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