Primo PianoArte & Cultura

La noia: vietato ai minori di 18

L’amore non ha età: possiamo innamorarci di qualcuno a dieci anni come a sessanta, ma alcuni libri sono più preziosi di noi uomini ed è giusto che si attendano anni prima di goderne totalmente.

“La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà”.

Dopoguerra e ipocrisia borghese. Questo è il periodo entro cui nasce uno dei romanzi più importanti e conosciuti di Alberto Moravia (Roma 1907-1990).

Per chi volesse conoscere la trama, ecco qui una breve sintesi: Dino, appartenente ad una benestante famiglia romana, si annoia e per ben 250 pagine non possiamo far altro che annoiarci insieme a lui.

È per i più insaziabili e curiosi che ho altre chiacchiere da fare.

Immagino che molti di voi avranno avuto a che fare con questo romanzo durante il periodo scolastico e probabilmente lo avranno trovato pesante, difficile da digerire. Tranquilli, è normale. Un romanzo come La noia, letto in età adolescenziale, rischia non tanto di rimanere incompreso, quanto di causare un’avversione verso la letteratura o nel migliore dei casi, solamente verso quello stesso romanzo. Il rischio maggiore invece, è che nel giovane si spenga la curiosità. Ebbene, quello che ora mi preme di più, è riaccenderla nel tentativo di riscattare questa pietra miliare della letteratura italiana.

Tra lo sfacelo borghese e il desiderio del sesso e del denaro, si muove il personaggio principale. Di origini borghesi, Dino osserva da vicino la realtà. Realtà percepita come insufficiente e incapace di persuaderlo della propria effettiva esistenza. Realtà con la quale non si ha alcun tipo di rapporto di conoscenza e di considerazione. Realtà che non palesa la sua vitalità. La noia è il rapporto assurdo tra l’uomo e il concreto, che appare assurdo ed estraneo.

“Cecilia non aveva sentimento e, forse, neppure vera sensualità, ma soltanto un appetito del sesso di cui lei stessa non era del tutto consapevole”.

Quale personaggio migliore, se non quello di Cecilia, può rappresentare al meglio il concetto di alienazione tipicamente novecentesco?

Non solo risulta alienata dalla sua stessa vita, che vive passivamente, ma trascina in questo limbo anche i personaggi che la circondano: Dino e Luciani, due uomini che cercano di conquistarla. Per quanto riguarda Dino, sappiamo con certezza che il suo unico obiettivo è quello di confermare quanto la realtà sia scarsa e scontata, possedendo la donna per poi disfarsi immediatamente della sua stessa idealizzazione.

“Non soltanto Cecilia restava inafferrabile, ma riusciva a rendere inafferrabile tutto quello che la riguardava”.

La distanza tra la donna e Dino è misurata dal desiderio dell’ultimo di possederla, per poi riporla nell’insignificante scatola della realtà conosciuta, esplorata, penetrata. Meglio la noia all’amore. Meglio il nulla al rischio di soffrire.

Si tratta di un desiderio che non verrà mai esaudito, ma che finirà per condurre il protagonista verso il punto di non ritorno. Forse.

Scopritelo voi.

Lisa Scartozzi

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button