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Giambattista Basile e le fiabe Disney made in Napoli.

C’era una volta una principessa che per vendicarsi della crudeltà della sua matrigna… la costrinse a ballare con delle scarpe di ferro incandescenti fino a che non fu la sua morte a fermare le danze.

I veri amanti delle fiabe “originali”, non quelle edulcorate made in US del caro Walt Disney, grideranno “i fratelli Grimm! Sarà una loro versione, geniali e sadici!”, invece no. L’autore della versione macabra di Biancaneve non è d’oltralpe ma è originario di Giugliano in Campania, ed è il letterato Giambattista Basile.

Giambattista Basile nacque a Giugliano in Campania nel 1566 e sempre lì morì nel 1632. Visse da governatore di diversi feudi nel campano e fu esponente dell’Accademia degli Stravaganti ma passò alla storia per un’originale opera in lingua napoletana: “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille”, conosciuto anche, semplicemente, come “Lo cunto dei cunti”.

L’opera è una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana ed è strutturata sul modello del Decamerone di Boccaccio (infatti viene riconosciuto anche con il nome di Pentamerone).
Anticipando la famosa raccolta di fiabe popolari compiuta dai fratelli Grimm qualche secolo dopo, Basile raccolse le storie più tramandate, di tutti i continenti, reinterpretandole in chiave moralista, abusando dell’idea del “mondo al contrario” e ritraendo personaggi che si comportano in modo assurdo, contro ogni stereotipo, ma sempre seguendo una logica chiarissima.

Le versioni di Basile, nonostante non abbiano avuto la stessa fortuna di quelle di Andersen o dei Grimm, sono state necessarie affinché questi ultimi potessero portare a compimento le loro opere.
Le opere famose raccontante ne “Lo cunto dei cunti” sono tante, tra cui: Sole, Luna e Talia, progenitore de La bella addormentata nel bosco, La Gatta Cenerentola, Schiavottella, progenitore di Biancaneve e Il gatto con gli stivali.

Una delle favole più famose è quella de La bella addormentata nel bosco, che tutti ricorderemo per la dolcezza del bacio del bellissimo principe che salva la sfortunata, ma bellissima, principessa maledetta.
Basile, molto più realista e misantropo, vide diversamente la scena e la narrò con la fiaba Sole, Luna e Talia.
La ragazza addormentata nel bosco non fu trovata dall’amorevole principe ma da un re maniaco che abusò sessualmente di lei in stato di coma. Lo stupro generò una gravidanza che portò alla luce due gemelli. I due piccoli, presi dall’istinto primitivo della suzione, succhiarono la scheggia avvelenata che teneva la donna in coma.
La regina, scoperta la relazione del marito, decise di vendicarsi ordinando al cuoco di corte di cucinare i due bambini e di darli in pasto al marito. Peccato che il cuoco, impietositosi, non cucinò i pargoli e portò un piatto fittizio. La regina però, in preda all’euforia per la vendetta che stava per consumarsi, si lasciò andare e prima che il marito potesse fare un boccone disse:”Mangna, ca de lo tuo mange!” (ovvero “mangia, che è roba tua!”).
Infine il re, insospettito dalla frase, beccò la moglie che provava a uccidere la ragazza e, dopo averla salvata, la sposò… e vissero felici e contenti. Tutti tranne la regina che finì carbonizzata, amen.

Basile, con il suo tocco poetico barocco, con le sue realistiche e macabre descrizioni, gettò i capisaldi della letteratura fiabesca europea e portò alla nascita di quel genere che poi raggiunse il massimo splendore con Walt Disney.

Antonio Alaia

La Redazione

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