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Il vintage diventa mainstream

di Adele De Prisco

Secondo l’Enciclopedia Treccani, il vocabolo “vintage” deriva dal francese “l’age du vin” che vuol dire “l’età del vino”.
Una definizione già di per sé abbastanza chiara: si sa che il vino più invecchia e più è invitante. Sarà accaduto questo anche alla moda?

A quanto pare sì.

Dopo la rivoluzione industriale il mondo si è magicamente evoluto. Ad oggi abbiamo macchine che si parcheggiano da sole, sensori che evitano ai più sbadati di colpire muretti, I-phone X, effetti che applicano favolose ciglia finte da vamp alle foto fake delle blogger, apparecchi che permettono di preparare gustosi pranzi evitando di arricchire il pizzaiolo sotto casa o il centro analisi della città e tantissime invenzioni – più o meno utili – decisamente all’avanguardia.
Ma nonostante questo continuiamo a preferire il vintage, facendolo rivivere non una, non due o tre volte, ma facendolo diventare immortale. Perché?

È capitato a tutti di andare a ficcare il naso nei vestiti, in passato probabilmente non apprezzati, della nonna o della mamma. Di andare a ripescare borse in pelle di coccodrillo o di serpente, orecchini di perle, pantaloni a vita alta o vecchi orologi della trisavola, vecchie macchine fotografiche dello zio ricco d’America lasciate in eredità ai poveri parenti italiani nella calda estate del lontano 1865.

E infatti il vintage torna vivissimo, o probabilmente non è mai morto, facendo diventare soprattutto la moda degli Eighties un must.

I motivi? Probabilmente sono tanti.

Il primo è sicuramente il fatto che il capo vintage è molto ricercato, soprattutto per l’originalità e l’irripetibilità del prodotto che va un po’ contro la moda globalizzata contemporanea imposta dalla società.  A questo si aggiunge spesso, non sempre, che il capo sia qualitativamente migliore della produzione odierna, oltre che più economica di quest’ultima. Grazie infatti a tutti i mercatini vintage che sono nati come funghi nell’ultimo periodo, è possibile acquistare anche prodotti di famose maison a prezzi molto convenienti.

Ma quali sono i capi più ricercati soprattutto dai più giovani?

  • Prepotentemente tornano calze, calzini e calzettoni di spugna in perfetto street style, anche sulle passerelle delle marche più note, come le proposte di Balenciaga o di Prada.
  • Tornano i kimono di seta in stile anni ‘20, adatti sia per il giorno che per la sera.
  • Sulle spiagge, insieme ai gonfiabili a forma di fenicottero rosa, non sono mancati i costumi a pezzo unico della mamma. Molto anni‘60. Molto  Miu Miu SS 2017.
  • Non dimentichiamo le t-shirt con il logo. Più modaioli che mai, tornano i loghi commerciali come il marchio DHL riproposto anche da Vetements, o quello della Coca-Cola e tanti altri.
  • Immancabile resuscita anche il marsupio. Un evergreen negli anni ‘80/’90 che oggi ritorna più sfacciato che mai.

La mamma ce lo faceva portare in gita per stare comodi, oggi con quello andiamo alle serate più “in”.
Il più gettonato è il Gucci che per comprarlo, per i più poveri come me, ci vogliono tre pensioni e tutta la mia famiglia in regalo.
Fortunatamente però abbiamo tutti un marsupio Invicta, che giace su in soffitta, distrutto dall’ultima gita della quinta elementare e con quello si esce a comandare.

  • Non dimentichiamoci i Levi’s 501. Di jeans o colorati non importa, l’importante è che non manchi mai nell’armadio.
  • Ritornano anche le tute acetate, di quelle che le vostre mamma usavano solo ed esclusivamente per andare a comprare il pane sperando di non essere viste da nessuno e che oggi invece noi sfoggiamo in strada, alle serate più glamour, come se fossimo dei pavoni.

La lista potrebbe essere ancora lunga ma ci fermiamo qua.

Il messaggio è abbastanza chiaro: il vintage non è mai morto e dal capo di abbigliamento alle auto, dagli accessori al design, è sicuramente il più ricercato.

E voi? Quanto siete mainstream?

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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