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Il tempo degli amaranti: un puzzle di solitudini ricomposto dall’amore

di Federica Auricchio

Nello scorso articolo vi ho annunciato che avrei parlato di uno dei libri contenuti nell’antologia LGBT di Milena Edizioni, eccoci qui, scopriamo insieme il romanzo di Antonio Mocciola: Il tempo degli amaranti.

(Per leggere l’articolo sulla narrativa LGBT clicca qui)

Sono le due di notte, non ho sonno, prendo il libro dal comodino, sulla copertina ci sono due ragazzi, li guardo mentre li stringo tra le mani.
Inizio a sfogliare le pagine; domani non devo andare all’università, quasi quasi inizio a leggere, Il tempo degli amaranti, capitolo 1.

Mi ritrovo catapultata in una Napoli imbiancata del dopoguerra, con Alberto e Silvana, due giovani vicini di casa, due amanti con il loro rifugio: l’orto botanico.

Li vedi gli amaranti? Vengono dal Sudamerica. Per gli antichi greci erano i fiori che non appassivano mai, simbolo dell’amore eterno.

Amaranti, non appassiscono mai, simbolo dell’amore eterno, risuonano queste parole nella mia mente costantemente. Continuo a divorare le pagine.

Silvana completamente innamorata di Alberto salirebbe sulle nuvole con lui, lui che di notte è come il Cristo Velato, lei che fa l’amore vicino a lui, ma senza di lui e poi si tormenta, di fronte allo specchio, con la porta del bagno chiusa a chiave.

I personaggi sono immersi nella solitudine. Alberto vive la sua doppia vita tacendo la sua omosessualità e invisibilmente legato a suo padre. Biancamaria, la madre, nell’abbandono e nella speranza di un ritorno. Ada, la sorella, che sa troppe cose e vive, assalita dagli errori altrui, fuori dal mondo. Silvana illusa da un matrimonio che credeva felice.

A rompere gli isolati equilibri è Enzo, socio di Alberto, particolarmente vicino sia a lui che a Silvana.

Un puzzle sconnesso, ricco di intrighi, tradimenti, menzogne.
Un feuilleton che ci ricorda Liala ma in una chiave moderna e omosessuale.

Una lettura volutamente leggera e sentimentale, attenzione, che questa non venga presa sotto gamba. Dietro questa briosità si cela un messaggio più profondo: la necessità di essere liberi, vivere la propria sessualità senza veli, avere il coraggio di accettare e accettarsi; perfetti nelle nostre diversità.

Sarà il frutto dell’amore incestuoso a ricomporre l’intera famiglia non tradizionale, certo, ma sicuramente sincera e felice: nel nome dell’amaranto, nel nome dell’amore eterno.

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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