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Un tiro ciascuno e la togliamo di mezzo 

di Antonio Liccardo

Che fine fanno i rifiuti incendiati? La risposta è letteralmente dentro di te!

Una rondine non fa primavera. Un rogo tossico, invece, fa estate piena.

Aaah, l’estate!

Il profumo del mare caldo, del cocco fresco, della plastica bruciata!

Il cielo è sereno e non c’è una nuvola che sia una… che monotonia sarebbe se non ci fosse la doppia colonna di fumo di copertone incendiato a creare quella gradevole mescolanza di colori nell’aere?

E poi è la stagione in cui si ha intenzione di fare tutto, figlia della primavera in cui i sensi si risvegliano dopo la pigrizia invernale, ma col caldo non ci va di fare nulla. Coltivare pomodori? Macché: il sole picchia troppo forte, e poi c’è già chi lo fa per me a 1 euro al quintale. Allevare un cagnolino? Ma no: l’aria è troppo rovente per portarlo giù a fare i suoi bisogni, e poi tra due settimane comunque lo devo abbandonare in autostrada. L’hobby migliore? Semplice: respirare in prossimità di un rogo! E sarà come vivere l’euforia di una roulette russa: una malattia random, a scelta tra il premio di consolazione di dispnea e cianosi che possono risolversi – che peccato! – dopo qualche giorno (si ringrazia l’ossido di carbonio per il supporto) al superbottino di bronchite cronica ed edemi polmonari che fedelmente ci accompagneranno per tutta la vita, per gentile offerta del nostro amico “particolato”, trenta volte più piccolo di un capello ma capace di regalarci (in)fiammanti e durature emozioni respiratorie.

Prima che corriate ad accaparrarvi un appartamento in piena Terra dei Fuochi – angolo biogas, vista percolato – lasciate che vi dica che siete fortunati e non lo sapete: TUTTO il Belpaese ha i suoi caldi focolai di fusti ospedalieri e scarti di concerie! L’anno scorso ci sono stati circa 10 incendi al mese, proprio per non scontentare nessuno. E più del 50% al Nord. Ma è inutile che vi sforziate: il titolo è nostro e non ce lo porterete via così facilmente! Siamo duri a morire… anche se il numero di decessi al Sud è più alto del 28%, soprattutto per complicanze polmonari. Ma quello è il fumo di sigaretta: noi siamo viziosi!

C’è chi afferma che dobbiamo ringraziare i cinesi, che hanno bannato (tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018) la ricezione delle plastiche degli altri Paesi perché non riescono a trattarle in maniera ecosostenibile. Lo so, lo so: potevano seppellirli, questi milioni di tonnellate di plastica e affini, come fanno tutte le popolazioni civili ed evolute. E così hanno fatto, sino a ora. Ma Pechino ha affermato che la plastica sotto al tappeto erboso non entra più. Quindi, ognuno si tenga la propria monnezza a casa sua.

Noi, che siamo italiani, ed è proverbiale la nostra filantropia e il rispetto della natura, abbiamo applicato il metodo per eliminare l’aroma delle flatulenze intestinali ai fumi tossici: un tiro ciascuno e la togliamo di mezzo. Invece di tenere l’immondizia accatastata (che se qualcuno ci viene a trovare da fuori sembra pure brutto a vedersi, diciamocelo) nelle cave dismesse che sono separate dalle falde acquifere grazie a un lembo argilloso, nei terreni agricoli per le coltivazioni bio e a chilometro zero o, per gli amanti degli sport olimpici come il lancio del sacchetto in corsa, lungo le uscite dell’Asse Mediano, la lasciamo bruciare.

Intanto: un tiro ciascuno e la togliamo di mezzo, dai.

È pur vero che “nulla si crea, nulla di distrugge, tutto si trasforma”, quindi ogni rifiuto, anche se incendiato, lascerebbe una sorta di impronta digitale e, secondo protocolli di “caratterizzazione dei rifiuti”, dal focolaio sarebbe possibile recuperare un campione, quel campione potrebbe essere analizzato in laboratorio, il laboratorio potrebbe rilasciare un report in cui sono dettagliati gli elementi ritrovati nel campione, risalire da tali elementi alla composizione dello scarto incendiato… l’attenzione alla lettura si è abbassata, vero?

Con questo caldo, poi, vale la pena sbattersi tanto?

E poi, che sarà mai: un tiro ciascuno e la togliamo di mezzo.

Ironia nera a parte (che serve, credetemi, per smussare le punte di un argomento per me assai spinoso), i consigli in caso di roghi tossici sono i seguenti:

  • Lavare accuratamente frutta e verdura, in special modo se coltivata in terreni adiacenti alla disgrazia o sul proprio poggiolo, con acqua e bicarbonato o prodotti disinfettanti appositi.
  • Chiudere porte e finestre per evitare che il fumo entri in casa, tenendo spenti gli impianti di climatizzazione (i loro filtri andranno ripuliti per bene una volta passata la catastrofe).
  • Avvisare le autorità competenti, per esempio i vigili del fuoco, qualora l’incendio interessi centri urbani o siano adiacenti a zone boschive/verdeggianti, per evitare che il fuoco prosegua il suo inesorabile cammino e diventi poi più difficile domarlo.

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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