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Sul Set di Palazzo delle Albere

di Federica Di Nunzio

Ai piedi delle “Dolomiti” di Renzo Piano sorge il Palazzo delle Albere, residenza trentina cinquecentesca dei fratelli Madruzzo e teatro di scena della mostra fotografica “Sul Set”.

Un filo conduttore di colore rosso ripercorre le opere maggiori della raccolta fotografica che Federico Vender donò nel 1993 alla Provincia autonoma di Trento, raccogliendo tecnica, letteratura ed alta moda. Una fitta trama di modelle e volti del cinema catturati dalla Plaubel Makina II, prediletta macchina fotografica dell’artista, si intreccia a tratti con la profonda ma divertente cultura di grandi classici e con l’esposizione di abiti da sera, da giorno e da cocktail.

Sono i fotoromanzi, industria nella quale il fotografo italiano di fama internazionale si è più affermato, i veri attori del palazzo dalle pareti ancora affrescate. Questa ormai poco nota forma di “cinematografia statica” racconta le storie più conosciute dal pubblico rosa dei primi anni 50, “Anna Karenina”, “La Signora delle Camelie” e “La voce della Tempesta”.  L’obiettivo raccoglieva gli attimi del dietro le quinte impressionandoci con immagini di elevata maestria di attori, truccatori e costumisti intenti nelle loro arti del saper manifestare creando dal profondo intento all’estro più superficiale.

C’è chi ammette che il bello del cinema risieda proprio nel passo antecedente la messa su schermo. Immaginate soltanto quanto architettonica sia la messa su carta; veri attori destinati ad apparire in pagine statiche e non pellicole rotanti, una forma di stile compresa tra la posa e il teatro.

Set ugualmente ben costruiti, affollati e carichi di tensione, copioni e battute provate e perfezionate più volte. Il tutto perimetrato in una Italia arricchita dalle donne degli anni ’50, dalle acconciature morbide e raccolte, dai gioielli circolari e le rotondità alla Venere botticelliana. Era il mare la novità di quegli anni, le bagnanti, i costumi da bagno e le cuffiette per capelli.

Si ripetono i volti, le pose, le preparazioni ad un tratto interrotte da una graziosa biblioteca improvvisata con apertura visiva sul giardino del Museo a sud del Palazzo.

Puoi sedere lì, con un leggero romanzo tra le mani aspettando di veder passare il treno, rompendo così un’immagine romantica e ancora anacronistica. Le poltroncine cilindriche rosse accolgono lo svago degli appassionati di letteratura classica, per bambini o più esperti.

Di chiusura al percorso è la mostra di abiti d’alta sartoria italiana come la celebre firma di Luisa Spagnoli. Troviamo ancora il rosso, i fiocchi e i tagli stretti in vita in perfetta sintonia col resto della manifestazione storica, atta a ricordare una bellezza già troppe volte esposta ma mai del tutto scontata.

Cambia il punto di vista, la direzione della voce narrante, lo strumento di trasmissione, l’“incontro di Teano” tra il cinema e la ritrattistica istantanea che non toglie spazio al fascino di un’epoca sempre meno celata e più propositiva.

La Redazione

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