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Codice barbaricino: quando la criminalità si spiega attraverso la cultura

di Franz Veneruso

Con il nome di Codice barbaricino si vuole indicare un antichissimo insieme di modelli comportamentali che si vanno a racchiudere in un codice di leggi non scritte, attivo sin dalle origini della società nuragica, e che prende il nome dalla zona della Barbagia, ossia una particolare regione montuosa dell’isola della Sardegna compresa tra la provincia di Nuoro e alcuni territori della provincia di Sassari e dell’Oristanese dove questo codice maggiormente si radicò.

Si tratta dunque di un particolare codice d’onore che si è sviluppato in questa zona dove il controllo dello Stato è sempre stato poco attivo, arrivando quasi fino al ventunesimo secolo, poiché permetteva alla popolazione del luogo, che nel corso del Novecento sembrava opporre resistenza allo sviluppo culturale in corso nel resto del Paese per il radicato attaccamento alle proprie tradizioni, di applicare una forma di giustizia parallela a quella quasi assente della giurisdizione italiana, e a tratti anche più efficace.

Il codice prevedeva che venisse applicato un sistema di crimini, in particolare il furto, simbolicamente volto all’offesa di un gruppo familiare e della propria autosussistenza: in una società come quella vigente in Barbagia, con un’ alta presenza di contadini e allevatori, il tradizionale furto del bestiame, ad esempio, doveva avere soprattutto una valenza simbolica, poiché si cercava di privare la famiglia “nemica” di quell’animale che garantiva loro la produzione di un bene primario, come ad esempio il latte.

Quest’ultima aveva il diritto di vendetta, che doveva essere proporzionata al danno subito, e quindi rispondeva con un altro furto che avesse un senso simbolico – economico, volto a ristabilire la situazione di parità. Buona parte del codice dunque definisce le varie offese che possono essere subite, dall’insulto al furto fino anche all’omicidio, e quindi le varie risposte che devono essere attuate per la tutela dell’onore di un singolo individuo, o più spesso di un gruppo familiare.
In questo specifico ambiente, dove si vive una realtà chiusa nell’ambito delle regioni interne della Sardegna, lontane dunque anche dalle zone esclusive che sono a tutti ben note di quest’isola, si sono verificati numerosissimi fatti di sangue ad opera soprattutto di individui che saranno qualificati quali banditi. Il banditismo è un fenomeno che ha avuto le proprie particolari manifestazioni in tutta l’Italia, ma che appunto, nelle zone più nascoste del nostro Paese, ha per lunghi anni rappresentato un grande problema sociale.

Quegli stessi banditi, che professavano il codice barbaricino in giro per i monti di queste regioni, ebbero però nel corso del tempo uno sviluppo che portò alla formazione di vari gruppi criminali, che per la comune modalità di attività illecite, viene definito con il nome di Anonima sequestri o anche Anonima sarda.

L’Anonima sequestri è il nome che si utilizza per definire quei collettivi delinquenziali originari dell’isola della Sardegna, attivi tra gli anni ’60 e ’80 del Novecento, che si resero protagonisti di numerosi sequestri di persona e che furono attivi su scala nazionale. La caratteristica principale di questa “associazione criminale” è proprio l’indipendenza dei vari gruppi di delinquenti, che agiscono sulla base della loro tradizione, quella del Codice barbaricino, senza una forma gerarchica, caratteristica di tutte le altre mafie e criminalità organizzate.

Nel corso del Novecento numerosi sono stati i rapimenti noti, volti alla richiesta di un riscatto, e quindi spesso mirati nei confronti di personaggi dello spettacolo, o comunque personaggi importanti della società italiana: emblematico fu il rapimento del grande Fabrizio de Andrè e della sua compagna Dori Ghezzi, che porterà alla composizione del brano Hotel Supramonte contenuto nel decimo disco del cantautore (canzone che prende il nome dal monte sul quale si è consumata la loro prigionia nel corso del 1979), o anche il tentato rapimento del figlio di un altro grande nome della scena musicale italiana, ovvero Lucio Battisti, che convinse l’artista a trasferirsi a Londra con tutta la famiglia, o il più recente rapimento di Giuseppe Soffiantini, imprenditore industriale Bresciano.

Con il passare del tempo le azioni criminali persero sempre più la valenza simbolica e divennero volte alla semplice riscossione del denaro, tanto che il gruppo ebbe contatti anche con l’associazione terroristica delle Brigate Rosse, pur non avendo alcun tipo di motivazioni politiche, ma per le comuni tendenze eversive nei confronti della società.

Dunque è fondamentale analizzare il background storico e culturale che vige all’interno di un territorio e della popolazione che ci vive per comprendere in fondo da dove provengono determinate manifestazioni sociali, che hanno specifiche ragioni storiche e culturali che vanno obbligatoriamente analizzate e delle quali bisogna tener conto sempre quando si compie un giudizio circa una società umana.

 

La Redazione

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