Sociale

Sei tu la mia base sicura

di Martina Casentini

Il legame di attaccamento in psicologia, ma anche un po’ nella realtà.

Nove mesi, chi più e chi meno, in una caverna buia che sa proteggere, ad assorbire cibo, sostanze e soprattutto, amore. Veniamo al mondo che abbiamo una sola ed unica cosa da fare: piangere. E per quel mini-secondo in cui ancora non respiriamo, non respira più nemmeno lei: quel momento dura troppo, eppure cessa. Ora sei tra le sue braccia.
Tu piangi.
Tu respiri.
Piange anche lei. E sa, fin da quel preciso istante, che a quel pianto non potrà mai fare a meno di rispondere.
Mamma, sei e sarai sempre la mia base sicura.
La Treccani definisce così la parola attaccamento:
s. m. [der. di attaccare; l’uso fig. è un calco del fr. attachement]. – L’attaccare, l’attaccarsi. Più comune in
senso figurativo, affezione verso persona o cosa: a. alla vita, al denaro; mostrare a. alla famiglia, agli amici. (Treccani.it)
Ma vicino a lei c’è qualcun altro, qualcuno che guarda entrambi in un modo strano, particolare, bello: ha gli occhi lucidi di chi, per colpa della società, ha deciso di non piangere per troppo tempo. Ma ci sono cose a cui la società e gli stereotipi non possono far nulla: lui piange, piange forte.
Non può farne a meno.
Anche se è un uomo.
Papà, sei e sarai sempre la mia base sicura.
In psicologia viene chiamato attaccamento il legame che si instaura tra un bambino e la persona che di lui si prende cura.
I primi due a sostenere la teoria dell’attaccamento furono John Bowlby e Mary Ainsworth.
Bowlby andò in contrasto con le idee di Sigmund Freud: per il secondo, infatti, l’attaccamento è un bisogno secondario che deriva dal bisogno primario di nutrimento; per il primo, invece, l’attaccamento è, come il nutrimento, un bisogno primario che permette la crescita del bambino ed è necessario per la stessa.

Sarà proprio con le figure che soddisfano questi due bisogni che il bambino instaurerà un legame. Questo legame nasce, secondo Bowlby, con persone vicine dal punto di vista spaziale e percepite dal piccolo come più forti ed esperte nel superare le sfide ed i problemi che si presentano. A seconda del modo in cui questo legame si svilupperà nel tempo, si avranno diversi tipi di adolescenza e diversi tipi di approcci che il bambino crescendo avrà con il mondo esterno e con gli altri.
Quando il legame è sano, il rapporto viene detto base sicura.
Il concetto è stato introdotto dalla Ainsworth, la quale ideò un particolare strumento di indagine per valutare il tipo di legame d’attaccamento che esiste tra il bambino e la figura adulta. Questo metodo
consiste nell’osservazione diretta del comportamento del bambino quando la madre si trova nella stessa
stanza, quando questa se ne va e quando torna.

La studiosa distinse quattro diversi tipi di legame:
– Attaccamento sicuro: il bambino rimane tranquillo, anche quando il genitore si allontana, perché è consapevole che tornerà nel caso in cui ne avesse bisogno. Il bambino svilupperà più fiducia sia negli altri che in sé stesso e sarà perciò in grado di esplorare il mondo con sicurezza, una volta grande.
– Attaccamento insicuro evitante: il genitore non risponde o respinge le richieste d’aiuto del piccolo e alimenterà la convinzione di dover fare tutto da sé.
– Attaccamento ansioso ambivalente: il bambino non sa se riceverà aiuto e per questo l’esplorazione del mondo esterno è incerta.
– Attaccamento disorganizzato: il rapporto tra bambino e figura adulta è disorganizzato, si assiste ad esempio a bambini che corrono incontro al genitore che rientra nella stanza ma contemporaneamente ne evitano lo sguardo.

«Sei venuto al mondo in un giorno di pioggia, dopo giornate di calci e giornate di silenzi, e hai pianto con il cielo e con noi due. Eri così piccolo e delicato che avevamo paura di scalfirti, ma abbiamo imparato insieme a tenerti forte e a non lasciarti cadere. Ti abbiamo consolato quando piangevi e ti abbiamo lasciato lottare quando sapevamo che eri pronto a risolvere da solo.
“Sarà difficile vederti da dietro sulla strada che imboccherai, sarà difficile mentre piano ti allontanerai a cercar da solo quello che sarai.” (Elisa, A modo tuo)
Piccolo, anche se sei ormai grande, abbiamo letto quello che dicono i libri, gli articoli di giornale e gli psicologi e forse qualcosa di buono per te siamo riusciti a farlo, anche se i dubbi di mamma e papà non  finiscono mai.
Però una cosa dobbiamo dirla, correggerla: non siamo noi, sei tu, la nostra base sicura.»

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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