ExtraCinema e Streaming

Buon compleanno Michael J. Fox!

di Martina Casentini

Oggi è il compleanno dell’interprete di Marty McFly e, festeggiandolo, immagino cosa sarebbe accaduto se fosse arrivato nel nostro, di duemilaquindici.

Scoperto da giovanissimo a recitare in Casa Keaton, vanta una filmografia degna di nota, ma, come per ogni grande successo raggiunto, è arrivato anche un grande dolore: prima ancora del raggiungimento dei suoi trent’anni, gli venne diagnosticano il morbo di Parkinson. Oggi, all’età di cinquantasette anni,  Michael J. Fox ha il vanto di aver camminato sul suolo del 2015 per due volte.

Ma, in un giorno tanto speciale, il nostro caro attore non vorrebbe certo – a mio parere – essere ricordato attraverso queste poche righe. Allora facciamo un breve viaggio insieme in quello che è uno dei film di fantascienza più belli e appassionanti della storia del cinema: Ritorno al futuro.

Per quelli che ne sanno poco, è una trilogia di Steven Spielberg iniziata nel 1985 nella quale Michael J. Fox, nei panni di Marty McFly, e Christopher Lloyd, nei panni di Doc, viaggiano nel tempo: prima nel passato, poi nel futuro e poi ancora nel passato. Nel secondo film della trilogia, i due si trovano in un anno che oggi è ormai trascorso, il 2015, in mezzo a invenzioni che ancora oggi sembrano fantascientifiche.

Per la stesura di questo articolo mi sono chiesta: cosa sarebbe successo a Marty e Doc se fossero atterrati nel nostro, di duemilaquindici?

Scopriamolo insieme.

Marty McFly si sveglia una mattina dopo aver vissuto l’avventura più straordinaria della sua vita: ha visto i suoi genitori innamorarsi e involontariamente ha creato un futuro in cui suo padre non è più vittima del cattivo Biff Tannen. Sua madre è felice, la sua famiglia sembra uscita da una pubblicità, esce di casa pronto a prendere la sua bellissima macchina appena lucidata per andare al lago con la sua amata Jennifer, ma qualcosa va storto: come Doc se ne è andato, Doc è tornato, tornato dal futuro! Di nuovo con la sua DeLorean, subito avverte il suo amico che nel futuro qualcosa sta andando storto e lo porta con sé.

Carica la macchina a immondizi… ah, no: caricano la macchina con molta più difficoltà, dopo una caccia disperata ad un distributore di carburante, e partono per il loro viaggio… volano, senza aver bisogno di strade? No, miei cari, nel nostro duemilaquindici avrebbero avuto ancora bisogno di tante strade.

Intanto, durante il viaggio, Doc controlla le informazioni sugli eventi del giorno sul suo amato smartphone alla mano, rischiando spesso di andare a sbattere contro qualche altra macchina che ripetutamente suona il clacson stufa di stare in mezzo al traffico di una città da cui non trova uscita.

Doc e Marty, con un po’ di fatica, arrivano comunque a destinazione. Jennifer, dal canto suo, è ancora sveglia a far domande sul come sia stato possibile quello che è appena accaduto: viaggiare nel tempo. Piove forte e il servizio meteo efficientissimo dice che nel giro di qualche minuto dovrebbe tornare il sole, ma il sole ovviamente non esce e i nostri protagonisti fanno una bella corsa, coperti dal solo cappotto, a caccia di un negozio che venda ombrelli. Per fortuna trovano un vu cumprà che gli vende due impermeabili e, felici per il loro acquisto, iniziano ad indossarli proprio mentre il sole inizia a rubare spazio alle nuvole: meno male, sì, ma i due sono ancora bagnati e il giubbotto non si asciugherà mica da solo. Così, bagnato fradicio, Marty passeggia per la città futuristica e non viene spaventato da nessuno squalo 3D in mezzo alla strada ma parteciperà comunque ad un inseguimento degno del più bel poliziesco, dove però nessuno skate volante può ancora essere preso in prestito da nessuna bambina.

Nella seconda parte del film Spielberg ci porta in quella che era la casa che nel futuro tutti avremmo – quasi – potuto avere: il capo che ci chiama in videochiamata per licenziarci, il fax che arriva per comunicarlo ancora più ufficialmente, gli occhiali per la realtà virtuale che ci consentono di uscire per un attimo dal resto del mondo,.. ma per la tv multipla, per entrare in casa grazie all’impronta digitale, per i comandi vocali alle luci e per la pizza che diventa grande una volta messa nel forno (sì, in questa ci speravo veramente tanto) forse ancora dovremo aspettare. Il vecchio Biff, intanto, paga il suo taxi con l’impronta digitale: questo, ancora non avveratosi del tutto, potrebbe corrispondere alla nostra carta Pay con cui paghiamo al supermercato o, ancora, con i microchip impiantati sotto pelle che alcune aziende hanno deciso di sostituire al tesserino dei lavoratori, con cui questi possono muoversi facilmente all’interno del luogo di lavoro.

In conclusione, nel nostro duemilaquindici, Doc e Marty sicuramente avrebbero preso un bel raffreddore. Purtroppo – o, secondo alcuni, per fortuna – non avrebbero volato, né in macchina e né sullo skate, e sarebbero usciti parecchio arrabbiati dalla coda di traffico in cui si sono trovati. Parecchie cose sarebbero andate storte, parecchie sarebbero comunque state risolte, come in ogni film che si rispetti.

Quello di cui sono certa è che l’insegnamento che ci avrebbero regalato, alla fine di questa trilogia, più o meno, sarebbe stato comunque lo stesso: mai, mai, sottovalutare il nostro potere sul tempo, sulla nostra vita. Non si può sapere cosa accadrà domani ma “il vostro futuro è come ve lo creerete, perciò createvelo buono”.

Il nostro Marty sta facendo tesoro di queste parole, lottando ancora oggi contro la malattia che lo ha colpito da giovanissimo e che lo ha portato alla creazione di una fondazione dedita proprio alla ricerca contro di essa. È come se dicesse: “fate tesoro di ciò che avete, anche se avete soltanto il dolore”.

 

Buon compleanno Michael J. Fox!

 

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button