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La musica che fa rumore

di Antonio Ogliaro 

Non l’heavy metal e nemmeno la techno music. Piuttosto quella che, nel bene o nel male, fa parlare di sé.

Cosa c’è da dire a tal proposito? Poche, pochissime righe.

La nostra generazione ama ascoltare musica, parlarne, usarla come pretesto per conoscere meglio qualcuno. Tuttavia ho notato con dispiacere che da un po’ di tempo a questa parte il punto fondamentale di una conversazione su questo argomento è sempre lo stesso: la commercializzazione del prodotto musicale.
In effetti, essendo un addetto ai lavori, non posso non notare la direzione controversa che sta prendendo l’industria musicale.
Niente più di impegnato, né di impegnativo. Perché i ragazzi cercano nella musica un momento di svago, di relax, cercano delle frasi ad effetto da usare come didascalia per l’immagine del profilo di Facebook.
Niente di meglio: la richiesta del mercato è la migliore che si possa desiderare per un’etichetta discografica. Basta un motivetto orecchiabile, un bel viso, un testo ribelle e il gioco è fatto.

Allora sì che la musica fa rumore. Quando non c’è altro scopo se non quello di piacere all’italiano medio di cui J-Ax si burlava ai tempi degli Articolo 31. Oggi, quello stesso artista è dentro il meccanismo, più di tutti. Ma come dargli torto? Adesso per un musicista sconosciuto emergere è diventata un’impresa, soprattutto quando decide lui cosa suonare. Perché lui non farebbe rumore, neanche se suonasse Death Metal.
Detto ciò, se giocassimo a trovare il colpevole, quest’ultimo, chi sarebbe? Saremmo noi “esperti” di musica che ascoltiamo la stessa roba da 10 – e passa – anni e che non ci passa nemmeno per la testa di supportare il circuito underground?
Sarebbe l’italiano medio che vuole farsi somministrare di proposito qualunque cagata gli proponga il mercato, anziché impegnarsi ad ascoltare una canzone di (per esempio) Jeff Buckley perché “troppo depressa, la vita in sé è già pesante”?
Sarebbe l’industria musicale, che non ha il coraggio di investire in giovani promettenti senza la sicurezza di un ritorno economico? Che preferisce invece puntare sull’ignoranza di un popolo che non ha tempo di appassionarsi alla musica “impegnativa”?

Ai posteri l’ardua sentenza.

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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