Arte & Cultura

Paese che vai, usanze che trovi

di Ilaria Arnone

Considerate davvero così “normale” dare due baci sulla guancia a una persona conosciuta da poco durante il classico “momento dei saluti”? Pensate che nessuno potrà mai reputarvi scortesi o poco gradevoli per non aver ostentato eccessiva modestia di fronte un complimento? O, ancora, davanti a un regalo, un semplice «grazie» senza una serie infinita di frasi di circostanza come «non posso accettare», è del tutto normale. Niente di strano, assolutamente nulla.

Così come in Cina, alcuni gesti quali ruttare a tavola, scorreggiare e sputare in pubblico sono molto comuni e chi lo fa non rischia di vedere facce disgustate dai passanti.

Se non avete mai sentito parlare di almeno una di queste usanze cinesi dubito che possiate capire a fondo quello di cui sto parlando.

Siete a corto di idee per il prossimo pranzo con la suocera? Avete mai provato a far bollire le uova nell’urina di giovani ragazzi vergini?  Eh sì, avete capito bene. Un’usanza del Dongyang prevede questo atipico (almeno per noi occidentali) modo di bollire le uova. A quanto pare, questo metodo, chiamato anche Tang zi dan o Tóngzǐ Niào Zhǔ Jīdàn, la cui traduzione è “uova del ragazzo vergine”, renderebbe molto più saporito il piatto e sarebbe anche un ottimo modo per prevenire e curare la febbre. Ogni primavera, i servizi igienici delle scuole elementari di Dongyang, si preoccupano di raccogliere l’urina dei ragazzini al di sotto dei 10 anni tramite bacini e secchi.

Improvvisamente è estate. Fa caldo e il modo migliore per rinfrescarsi sarebbe andare al mare o in piscina. Quindi il giorno dopo suona la sveglia, ti alzi, ti spogli, indossi in tuo facekini e sei pronto ad andare. Merito della stilista Zhang Shifan, questo simpatico costume che ha tutta l’aria di essere una tuta di un supereroe molto colorata, è un ottimo se non quasi infallibile modo per proteggersi dal sole e dalle meduse.

Prerogativa dello standard di bellezza femminile in Cina è la pelle bianca, per non parlare del problema dell’inquinamento di questo paese che porta i suoi abitanti ad essere parecchio scrupolosi in quanto a “protezioni”. In fondo, come si suol dire, il mondo è bello perché è vario. C’è chi in spiaggia si mette in mostra e chi tende a nascondere ogni parte del suo corpo, persino quelle che solitamente rimangono scoperte anche quando si va in ufficio: la faccia, per esempio.

Mantenere un figlio, si sa, è dispendioso specialmente quando è molto piccolo. Omogenizzati, latte, pannolini e chi più ne ha più ne metta. Negli anni ‘50 nasce l’usanza del kaidangku, ovvero una mutanda che presenta uno spacco nel cavallo, per permettere ai bambini di fare i loro bisogni liberamente, anche per strada.  Per motivi di igiene, questa moda molto diffusa fino a qualche tempo fa, ora sta iniziando a scomparire e ad essere fortemente sconsigliata dal governo cinese.

Geni? Folli? Il bello della diversità sta anche e soprattutto in queste piccole differenze che contraddistinguono ogni paese. E poi, diciamoci la verità, a chi non farebbe comodo un kaidangku?

 

 

La Redazione

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