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DaDizioni – ripetizioni ai tempi della DaD: Giovanni Pascoli

Quanti bambini sognano di diventare poeti? Forse davvero in pochi, e in pochi ci riescono. Nemmeno Giovanni Pascoli aveva questo desiderio infantile. Per questo è interessante capire come, nell’età adulta, egli sia tornato bambino per scrivere versi.

Giovanni Pascoli (1855-1912), nato a San Mauro di Romagna, trascorse l’infanzia in un collegio. Del suo nucleo familiare, composto da dodici membri, restò soltanto lui stesso insieme alle sorelle Ida e Maria. Frequentò l’Università di Bologna, sotto il magistero di Giosuè Carducci, in due momenti diversi della giovinezza. Finì anche in carcere per le sue idee politiche. Fu poeta, critico letterario e docente di greco e latino in varie città italiane.

Tutta la poetica del Pascoli è contenuta in una serie di articoli pubblicati nel 1897 sulla rivista fiorentina «Il Marzocco» dal titolo Pensieri sull’arte poetica, divenuti in seguito, con aggiunte e accorgimenti, Il fanciullino:

  • dentro ognuno di noi è presente un ‘fanciullino’ che dà nomi specifici alle cose solo attraverso i sensi e l’immaginazione;
  • il poeta è colui che lascia spazio alla voce del fanciullino;
  • la poeticità è insita nella natura delle cose, anche di quelle più umili, e solo il ‘fanciullino’ può coglierla.

L’opera principale del Pascoli è Myricae (prima edizione, 1891) che comprende, nell’edizione finale del 1911, centocinquantasei poesie.

Il titolo in lingua latina è un rinvio al Virgilio delle Bucolica («arbusta iuvant humilesque myricae», cioè «piacciono gli arbusti e le umili tamerici»): l’opera si contraddistingue per gli argomenti semplici, umili, familiari. Quali sono le tematiche fondamentali di questo libro? Ogni cosa ruota attorno al contrasto vita-morte.

Le poesie ‘myricaee’ tentato di ricostituire il “nido” familiare distrutto (celebre è X Agosto, dedicata all’assassinio del padre Ruggero): i morti tornano dall’oltretomba per parlare al poeta, sembrano vivi, ma un divario incolmabile li separa ogni volta; gli animali e le piante sono permeati da un’angoscia arcana, che riconduce ogni sensazione a quella della morte che incombe.
Un aspetto rilevante, e da non trascurare, è lo stile della sua poesia, ricco di figure retoriche: la più frequente è l’onomatopea, una figura retorica di suono che consiste nell’emulare suoni propri di animali o cose inanimate attraverso il contrasto tra consonanti e vocali, per cui non ci si meraviglierà nel trovare in questi componimenti parole come St!, chiù, din don dan, etc.

Tali elementi vengono filtrati dalla passione di Pascoli, che sviluppa una particolare poetica, unica in Italia: la critica italiana avvicina l’autore ai simbolisti europei, soprattutto francesi, nonostante il poeta non avesse letto i vari Mallarmé e Rimbaud, ma si fosse formato su letture greco-latine e, solo in seguito, romantiche. Per il rapporto tra “simboli” e “suoni”, in Pascoli si parla di fono-simbolismo.

Nel 1895, Giovanni si trasferì in una casa nel borgo di Castelvecchio di Barga (oggi in provincia di Lucca) insieme alle due sorelle. I Canti di Castelvecchio (1903), nati in quest’occasione, sono l’ideale prosieguo di Myricae: il ‘nido’ familiare è ricostituito, seppure parzialmente, nella visione del poeta. Questi Canti (nella eco di quelli leopardiani) si muovono in un’ambientazione prevalentemente rurale. La presenza massiccia di elementi fono-simbolici riveste ancora una grande importanza, poiché attiva nella mente del poeta dei ricordi legati al passato, in particolar modo dei propri cari. Nel componimento La mia sera versi di rane, d’uccelli, rumori d’acqua trasportano Pascoli a un tempo lontanissimo: «là, voci di tenebra azzurra…/ mi sembrano canti di culla,/ che fanno ch’io torni com’era…/ sentivo mia madre… poi nulla…/ sul far della sera».

Altre opere: Primi poemetti (1904), Poemi conviviali (1904), Odi e Inni (1906), Nuovi poemetti (1909), Canzoni di Re Enzio (1909), Poemi italici (1911), La grande proletaria si è mossa (1911), Poesie varie (1912, postuma).

Crescenzo De Luca

Vedi anche Le strutture della letteratura italiana 

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