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Lucille Bridges: la perseveranza cambia la storia

Il mondo ha perso un’icona dei diritti civili.

Lo scorso 10 novembre moriva a New Orleans, all’età di 86 anni, Lucille Bridges.

Nata il 12 agosto 1934 nella città di Tylertown, in Mississippi, era figlia di due contadini Amy Jackson e Curtis Commadore.

In tenera età lasciò la scuola per aiutare i genitori nei campi, divenuta adulta cominciò a lavorare come governante e nel 1953 sposò Abon Bridges, da cui ebbe otto figli.

Nel 1956 decisero di trasferirsi a New Orleans, per dare la possibilità ai loro figli di avere un’istruzione migliore, cosa che a loro era stata negata.

Fu un semplice gesto che ha eletto Lucille a eroina dei diritti civili degli afroamericani, iscrivere nel 1960 la figlia Ruby di sei anni a scuola.

Cosa c’è di rivoluzionario in questo gesto?

Apparentemente nulla poiché tutti iscrivono i loro figli a scuola, ma se sei un afroamericano e iscrivi tua figlia in una scuola frequentata da soli bianchi, nella razzista America degli anni ‘60, diventa un gesto rivoluzionario.

La Corte Suprema, sulla scia dei fermenti per le rivendicazioni dei diritti civili che stavano avvenendo in quegli anni, nel 1954 emise una sentenza storica, dichiarando incostituzionale la segregazione nei luoghi pubblici.

Molte scuole quindi furono desegregate, cioè aperte anche ai neri, tra cui la scuola elementare William Frantz dove Ruby fu iscritta.

Furono 165 i bambini neri che dovettero comunque sostenere un esame di ammissione, ma solo 5 lo superarono e furono ammessi.

Con la consapevolezza che i diritti sono di tutti, che nasciamo e moriamo uguali, e di stare chiedendo solo quello che spettava di diritto ai suoi figli, ossia una buona istruzione, come quella degli altri bambini, Lucille Bridges accompagnò per un anno la figlia a scuola scortata da agenti federali.

La comunità bianca locale, radicata nei pregiudizi, non accettò questo cambiamento e il primo giorno di scuola Lucille Bridges e sua figlia furono assalite da cortei razzisti con tanto di lanci di uova, per impedire che i bambini neri entrassero per seguire le lezioni insieme ai loro coetanei bianchi e solo con la scorta dei federali poterono restare incolumi.

I genitori bianchi ritirarono i loro figli dalla scuola e tutti gli insegnanti si rifiutarono di svolgere il loro lavoro, eccetto una maestra di nome Barbara Henry.

Le manifestazioni continuarono per molto tempo, i Bridges subirono violenze e minacce, persero entrambi il lavoro, a causa delle ritorsioni della comunità e per diversi anni furono aiutati economicamente da varie associazioni per i diritti civili, tra cui la National Association for the Advancement of Colored People. Anche i nonni che abitavano in Mississippi subirono conseguenze, perdendo le loro terre.

Nel 1964 il pittore Norman Rockwell si ispirò a questa vicenda e dipinse un quando diventato celebre, intitolato Il problema con cui tutti noi conviviamo. Il dipinto fu anche portato nel 2011 alla Casa Bianca, nel periodo della presidenza di Barack Obama.

Questa vicenda ha fatto scalpore ed è rimasta bene impressa nella mente dei più, poiché è la dimostrazione che la storia si cambia con atti di coraggio ordinario. La perseveranza di Lucille Bridges, una persona come tante altre ma dotata di grande coraggio come poche, ha fatto sì che ci fosse un punto di svolta dal quale era impossibile tornare indietro. È diventato il precedente che ha dato a molti la forza di rivendicare i propri diritti e non lasciarsi intimorire dalle conseguenti vessazioni e di continuare, nonostante si provi dolore e paura, sapendo di essere nel giusto, sapendo che se l’ignoranza non si combatte si continuerà sempre ad impantanarsi in essa.

Viene da chiedersi come sia la situazione del razzismo oggi negli Stati Uniti. I dati non sono incoraggianti e ci offrono il quadro di un paese ancora razzista, tanto che si può parlare di razzismo sistematico. Emblematico è il caso di George Floyd, afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis lo scorso maggio. L’omicidio ha scatenato un’ondata di forte indignazione, che ha portato centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza per protestare e il formarsi di un movimento, il Black Lives Matter. Di omicidi di questo genere vi è purtroppo una lunga lista.

Ruby Bridges, grazie all’esempio offertogli da sua madre, è diventata un importante attivista per i diritti civili.

Beatrice Gargiulo

Vedi anche: Afghanistan: la terra degli infiniti conflitti

La Redazione

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