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Il sequel di Borat: come vendere tua figlia a Donald Trump

L’annuncio dell’uscita del nuovo Borat 2, chiamato anche Borat – Seguito di film cinema. Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan portava con sé un portentoso carico di aspettative, considerando anche che le riprese erano state effettuate in tempi sospetti di Covid-19 e le imminenti elezioni governative statunitensi.

Eppure, la nuova creatura di Sacha Baron Cohen non ha tradito le aspettative e ha sconvolto ancora una volta l’opinione pubblica, arrivando a immortalare l’ex sindaco di New York e avvocato di Donald Trump – Rudolph Giuliani – intento a toccarsi in presenza di una presunta 15enne.

Borat Sagdiyev era tornato negli Stati Uniti per una nuova missione: vendere la sua unica figlia a Mike Pence, l’ex vice di McDonald Trump in cambio di una nuova grande alleanza tra Kazakistan e Stati Uniti.
Ritornato sul suolo statunitense, Borat ha dovuto fare i conti con una nuova America, sconvolta dalla diffusione dei social media, da Trump, dal Covid-19 e dai nuovi complotti24sti.

Tutar – la figlia di Borat – si presenta al nuovo continente come un essere trasandato, sgraziato e poco appetibile, ma in poco tempo, grazie anche alla guida del padre, la giovane riesce a inserirsi appieno nello stile occidentale, riuscendo ad entrare nei salotti più fini e well-educated americani.
Sempre presentandosi come una 15enne, Tutar riesce ad ottenere l’autorizzazione per una mastoplastica additiva, accompagna il padre a comprare una gabbia per se stessa, si presenta nei salotti dei gran galà raggiungendo un “valore di mercato” di 500 dollari e riesce persino ad ottenere un’intervista con Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e avvocato di Trump, che ammaliato dalla ragazzina si lascia andare a momenti di tenero affetto sul letto dell’albergo in cui si tenevano le riprese.
Nel frattempo Borat, il padre, chiede ad un ginecologo di praticare l’aborto per una presunta gravidanza capitata a seguito di un rapporto con la figlia Tutar, aborto negato per questioni religiose, incontra un’influencer di successo per convincerla a indottrinare la figlia su “come dare piacere ad un vecchio milionario” e infine, costretto dal lockdown, finisce per dormire a casa di due complottisti del QAnon convinti che il Covid-19 sia un piano escogitato dalla Cina.

Se tutto questo vi ricorda la trama di un malatissimo dramma distopico, sappiate che gli unici due attori del “film” sono Sacha Baron Cohen (Borat) e Marija Bakalova (Tutar).
Il resto è tutta realtà.
Quello che può sembrare un film, è in realtà un crudissimo documentario sull’assurda cultura americana, quella che non vedi nei telefilm o i grandi colossal hollywoodiani.
Sacha Baron Cohen, sposando appieno l’idea di “parodia” (Treccani: Travestimento burlesco di un’opera, a scopo satirico, umoristico o anche critico) ha raggirato, deriso ed esposto tutto il marcio, l’ambiguo e il ripugnante di una supernazione come quella degli USA, riducendola al suo becero sessismo e conservatorismo filocattolico, in tutte le sue forme e in tutte le sue sfumature.

“(1) The Borat video is a complete fabrication. I was tucking in my shirt after taking off the recording equipment.
At no time before, during, or after the interview was I ever inappropriate. If Sacha Baron Cohen implies otherwise he is a stone-cold liar.”

“Il video Borat è una menzogna. Stavo solamente aggiustandomi la camicia dopo aver tolto il registratore.
Non sono stato inappropriato in nessun momento prima, durante o dopo l’intervista. Se Sacha Baron Cohen vuole dire altrimenti, è solo un bugiardo”

Il commento di Rudolph Giuliani via Twitter… e la risposta di Borat/Sacha Baron Cohen.

Antonio Alaia
Vedi anche: Lupo de Spechio: il napoletano come seconda lingua

La Redazione

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