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Il negazionismo: se l’Olocausto non è mai avvenuto mia nonna è vergine

Secondo i dati presentati da Eurispes circa il 15% della popolazione italiana crede che l’Olocausto non sia mai avvenuto.

Se entrate nel supermercato (unico posto dove potete recarvi in questo periodo storico) tra le persone che fanno la spesa una su dieci crede che l’Olocausto sia solo una grandissima menzogna.

State molto attenti perché anche l’ignoranza è molto contagiosa.

Il negazionismo è una corrente pseudostorica e pseudoscientifica del revisionismo che consiste nella negazione, appunto, di eventi storici accertati.
I negazionisti, o meglio, i revisionisti (così vogliono essere chiamati altrimenti si offendono) non si limitano a reinterpretare fenomeni della storia ma addirittura, in alcuni casi, a negarne l’esistenza.

Sicuramente vi starete chiedendo: “Ma come è nata questa corrente?”

In realtà nella maniera più semplice possibile.

Alcuni “intellettuali” dopo la fine della Seconda guerra mondiale hanno tentato di sollevare i nazisti dalle loro responsabilità, definendo la Shoah una “menzogna storica”. Inizialmente queste opinioni rimasero chiuse in diversi gruppi estremisti (neofascisti e neonazisti, alcune frange della sinistra radicale, movimenti islamici radicali) ma grazie al duro lavoro degli antistorici (coloro che piegano e alterano la realtà dei fatti a beneficio della loro narrazione ideologica) sono riuscite a diffondersi a macchia d’olio, anche tra la gente comune.

Principalmente queste grandi menti affermano che non è mai esistito un piano preordinato di sterminio degli ebrei e il numero di sei milioni di ebrei uccisi è una cifra falsa, inventata e gonfiata. Affermano, inoltre, che i campi di concentramento non siano mai esistiti, o meglio, che le camere a gas non venissero utilizzate per sterminare gli ebrei ma semplicemente per disinfestare gli abiti degli stessi. Ritengono che tutte le prove documentate dello sterminio siano false e che tutte le testimonianze dei soldati nazisti siano state estorte con la forza, con la violenza e la minaccia di morte.

Ma come se tutto ciò non bastasse, questi fenomeni della pseudoscienza sono arrivati ad affermare che tutte le testimonianze degli ebrei sopravvissuti ai campi siano menzogne. Insomma, non c’è limite al peggio.

Ma questi eroi della “menzogna” di fronte alle innumerevoli prove schiaccianti su tutto quello che è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, non si arrendono, non si capacitano e continuano sulla loro strada, cercando in tutti i modi possibili e immaginabili di negare l’Olocausto. Come?

Ignorano. Ignorano tutte le prove che hanno davanti e si soffermano su dettagli decontestualizzati che possono essere strumentalizzati per la propria narrazione ideologica.
Infatti, se riescono a dimostrare che quella piccola minuzia è falsa (creata da loro), allora TUTTO è falso. TUTTO è un grandissimo complotto! L’Olocausto non è mai avvenuto!

Per capire come funziona questo procedimento basta citare il famoso diario di Anna Frank, documento che i negazionisti, da sempre, hanno cercato di dimostrare sia un falso.
La principale argomentazione è che alcune pagine contengono frasi scritte con la penna a sfera, uno strumento che si diffuse solo dopo la fine della guerra. E da qui, se il diario è un falso, allora tutto l’Olocausto è una grandissima menzogna, architettata a tavolino.
Ma, come sappiamo, è stato il padre dell’autrice a fare alcune correzioni personali. Vedete?
È un metodo di ricerca e di ragionamento molto semplice, simile a quello dei complottisti in generale. State alla larga da questi individui!
La verità è che la negazione e la distorsione degli avvenimenti dell’Olocausto sono principalmente motivati dall’odio nei confronti degli ebrei, accusati di aver architettato tutto per favorire i loro interessi.

Infatti, gli ebrei sono stati accusati, fin dall’alba dei tempi, di essere al centro di una cospirazione per raggiungere il dominio del mondo, accuse vergognose che però hanno avuto un ruolo rilevante nel preparare il terreno a uno dei più grandi stermini di massa che la storia abbia mai conosciuto.

Ai negazionisti, che saltellano da un fallimento all’altro, non resta altro da fare che affermare l’esistenza di un dibattito sulla questione dell’Olocausto. Quasi per dire: “Ehy ci siamo anche noi, parliamone, discutiamone, poi saranno i cittadini a decidere se crederci o meno”. Eh no! Non funziona così! Il dibattito deve esserci ma su basi reali, su prove concrete e poi ne parliamo. Non puoi andare in giro a confondere la gente con assurde teorie inventate per i tuoi squallidi scopi. Non si può negare l’evidenza dei fatti, su un argomento tanto delicato.


Ci sono testimonianze orali dei sopravvissuti e dei familiari, le confessioni dei soldati e dei gerarchi nazisti, tonnellate di documenti, diari, appunti, lettere, ordini, fotografie. Le strutture stesse: Auschwitz, Belzec, Chelmno, Treblinka, Sobibór, Ravensbrück, circa sessanta tra campi di concentramento e sterminio. Per non parlare delle fosse comuni, circa 2.000 trovate solo in Ucraina, e tante altre in Crimea, Lituania e Lettonia.

Chi divulga fandonie è pericoloso, chi cerca di alterare la realtà dei fatti è pericoloso. Ma pericoloso è anche chi rimpiange quelle bestie, chi va in giro a dire “Quando c’era lui” oppure “Hanno fatto anche cose buone”. Diffidate da frasi del genere.

I nazisti e i fascisti hanno fatto anche cose buone dite?
Bene, allora immaginate che vi si rompe la lavatrice e siete costretti a chiamare l’idraulico.

Lui la aggiusta, fa un ottimo lavoro, si prende anche poco ma stupra e uccide vostra figlia, vostra moglie e vostra madre. Cosa direte?

“Però ha aggiustato la lavatrice”

Mariangelo D’Alessandro

Mariangelo D'Alessandro

Mariangelo D'Alessandro nasce il 1 aprile 1995 a Salerno. Si diploma al liceo scientifico Parmenide di Roccadaspide e si iscrive alla facoltà di Lettere Moderne a Napoli, dove attualmente studia. Collabora con la Testata - Testa l'informazione fin dai suoi albori come redattore e attore. Nel febbraio del 2018 pubblica il suo primo romanzo "MDA".

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