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Summer(time) sei bella come i baci che ho perduto

Se l’attesa dell’estate accresce la nostalgia per un tempo spensierato, tranquilli. Sedetevi, armatevi di coca cola, ghiaccio e limone perché una nuova serie targata Cattleya saprà fare peggio: Summertime, sei tu la colpevole!

Summertime è la serie che dal 29 aprile debutta, con tutta la spensieratezza degli amori estivi, e si unisce alle produzioni italiane Netflix Orginal. La serie, diretta da Lorenzo Sportiello e Federico Lagi, sembra essere ispirata a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.

Calma, non c’è bisogno di sbuffare!

Vi vedo con l’occhio destro che si agita e la vena sulla fronte che si gonfia, anzi se siete uno di quelli da “io l’avrei fatto meglio”, questo non è il posto giusto!

Dopo le tante controversie sulla professionalità degli attori, sul contenuto della serie e sulla regia che ovviamente non è ai livelli di Federico Fellini, direi che ogni tanto bisognerebbe lasciare un po’ d’aria anche a chi è alle prime armi, che peggio di un peggio c’è sempre di peggio e purtroppo l’altro lato della medaglia va sempre messo in conto.

Summertime è il racconto di una storia d’amore adolescenziale che non fa altro che mostrare la leggerezza e i problemi di un periodo attraversato da tutti: l’adolescenza, quella in cui hai il broncio 362 giorni l’anno perché i tre giorni in cui sei di buon umore li passi ad inventare nuovi insulti, quelli speciali però, da sfoggiare col primo che avrà la fortuna di incontrarti.

Non mancano infatti i flirt sui social, le ribellioni giovanili, i contesti familiari disastrati e l’inadeguatezza di una città che ha smesso di far sognare.

Tutto scorre veloce tra le lunghe distese della riviera romagnola, tra un festino un giorno sì e l’altro pure (la parola d’ordine per parteciparvi è FENICOTTERO) e un lavoro come receptionist al Grand Hotel Cesenatico. Niente potrà impedire a quell’amore dal colore del mare di sbocciare… a meno che tu non sia Summy, la giovane diciottenne che trova sempre un motivo per screditare il genere umano e soprattutto Ale.

Immaginerete come andrà a finire, che uno rincorre l’altro, poi si litiga, poi si fa la pace e poi di nuovo ci si innamora e poi di nuovo si litiga e poi rimpiangiamo di aver attivato l’abbonamento a Netflix.  

Allora facciamo un po’ di chiarezza.

Summer, per gli amici Summy, è una ragazza caparbia, determinata e anche un po’ solitaria. Vive da sempre tra le spiagge della riviera adriatica in compagnia della madre Isabella e della sorellina Blue. È la più brava della classe, una figlia e un’amica modello, ma, come chi cresce troppo presto a causa di una famiglia non proprio normale, sogna da sempre una propria indipendenza e di andarsene finalmente da quel posto che la spegne.

Alessandro invece, per gli amici Ale, è un campione di moto trasferitosi in riviera da Roma solo per coronare il sogno del padre, anche lui ex motociclista. Dopo un grave incidente alla spalla, Ale prova a mettere ordine nella sua vita cercando di capire quale sia la strada più giusta per lui, fin quando non incontra Summy.

Tutta la storia si muove tra delusioni, scoperte, segreti, amicizie e aspettative che hanno come protagonisti le famiglie degli innamorati e i loro amici.

Ma non è la storia il punto.

Il punto è che tutto sembra essere così reale.

Dai colori instagrammabili agli zaini dell’Invicta, dalle Vans Old Skool alle Dr. Martens da cattivo, dagli aperitivi in spiaggia alle corse sullo skate.

E c’è una cosa che rende tutto più magico: la colonna sonora.

Curata da Bomba Dischi, la granata a forma d’ananas che segue gli artisti italiani più in voga del momento, ma diretta e firmata da Giorgio Poi, è la parte più interessante di tutta la produzione.

L’artista dichiara di essere la prima volta alle prese con una colonna sonora e che il suo intento fosse proprio quello di dare la possibilità di ritrovarsi e riconoscersi nelle scene.

Tutto ha un’aria estiva e le melodie non sono da meno.

E Giorgio Poi, quello delle Tubature dalle strane connessioni, con la sua voce un po’ metallica e un po’ prog dall’autotune al naturale corre veloce tra gli ombrelloni della riviera con «la sua musica dai toni felici e malinconici, caldi, ma non superficiali», come li definisce il regista Lorenzo Sportiello.

Tutto ha un sapore fresco e contemporaneo, esattamente quello che su Spotify consumiamo dalle “playlist tristi”.

Ma la cosa unica e che affascina più di tutto è la strana alternanza con i grandi classici della canzone italiana, si passa così da un Salmo che fa festa a una Mina che culla tra le onde del mare, da un Francesco De Leo psichedelico e dance a un dolcissimo Bruno Martino, da un Colombre che lascia sempre senza fiato all’ironica EMMANUELLE electro-pop.

Non c’è traccia che non faccia sentire nostalgici.

Non c’è suono che non faccia muovere i piedi.

Non c’è nota che tenga due occhi felici.

La nostra Summy odia l’estate, e sa di per certo che

tornerà un altro inverno

cadranno mille petali di rose

la neve coprirà tutte le cose

e forse un po’ di pace tornerà

Ma non adesso. Adesso lasciateci in spiaggia ad ascoltare i fenicotteri in amore.

Serena Palmese

Vedi anche: Sì al riccio perché afro è bello!

Serena Palmese

Mi piacciono le persone, ma proprio tutte. Anche quelle cattive, anche quelle che non condividono le patatine. Cammino, cammino tanto, e osservo, osservo molto di più. Il mio nome è Serena, ho 24 anni e ho studiato all’Accademia di belle Arti di Napoli. Beati voi che sapete sempre chi siete. Beati voi che sapete sempre chi siete.

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