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L’Immortale: genesi dello scugnizzo napoletano

Tra colpi di scena e flask-back, il film, nato dalla costola di Gomorra-La Serie, è una lettera d’amore ai fan.

Nelle sale italiane dal 5 dicembre, L’Immortale ha tenuto incollati alle poltrone circa 700 mila persone. La regia di Marco D’Amore è un regalo ai fan di Gomorra-La Serie, potremmo definire la pellicola come un lungo episodio dello show televisivo che riesce però a tenere alta l’attenzione fin dai primi minuti. Scopriamo subito che Ciro Di Marzio è vivo, salvatosi ancora una volta per puro caso, ed inizia una nuova vita lontano dalla sua Scampia.

Quello che più appassiona il pubblico però è forse un insieme di flash-back che ci portano a scoprire le origini di uno dei personaggi più amati degli ultimi anni; scopriamo infatti che Ciro il suo soprannome se l’è guadagnato fin da quando aveva pochi mesi, da quando, durante il terremoto dell’80, sopravvisse miracolosamente al crollo del palazzo in cui viveva. Da quel momento il suo destino è segnato, diventa per tutti l’Immortale, ma al contempo una persona senza più radici né famiglia, fin da bambino la sua unica alternativa è la strada.

In un susseguirsi di eventi, alternati tra passato e presente, vediamo e scopriamo molti aspetti de L’Immortale che ancora non conoscevamo, ma soprattutto il film, così come la serie-madre, serve ad illustrare la nascita di un fenomeno legato alla criminalità organizzata del post-terremoto: mentre Gomorra-la serie, espone quelle che sono le tattiche, gli strumenti, i metodi utilizzati dalla Camorra, L’Immortale si pone come collante e serve ad istruirci sulla formazione di quella primordiale Camorra stessa. Dai furti, ai primi traffici di droga, assistiamo al fenomeno della nascita della Camorra moderna come alternativa alle istituzioni soprattutto per i più giovani, per chi, come Ciro Di Marzio ad esempio, ha soltanto Bruno, altro personaggio chiave del film, che tra una serie di azioni illegali riuscirà a prendersi cura di lui.

Ma L’Immortale è anche altro, è il racconto di uomo che non ha più nulla da perdere, una persona incapace di riuscire a provare qualsiasi tipo di sentimento, nemmeno l’odio verso i suoi nemici riesce a scuoterlo dallo stato catartico in cui è finita la sua sfera affettiva, e per un’anima in tale stato, solo una pena può essere peggiore della morte: continuare a vivere portandosi appresso tale condizione.

La scena finale infine, è una vera e propria dedica d’amore ai fan della serie, l’arrivo di Genny Savastano rende viva la magia, fa cadere qualche lacrimuccia ai telespettatori ma soprattutto collega il film alla futura quinta stagione di Gomorra. Un esperimento perfettamente riuscito soprattutto se si pensa che per la prima volta nella storia delle serie-tv, si è riusciti a portare i fan dal divano di casa, alle poltrone di un cinema per poi rispedirli dritti davanti la tv aspettando la quinta stagione.

Nonostante le numerose critiche che negli anni hanno visto la serie protagonista, accusandola di istigazione alla violenza, emulazione e quant’altro, Gomorra si è rivelata la terza serie-tv più vista degli ultimi dieci anni, il film L’Immortale, parte imprescindibile della serie, tra i maggiori incassi italiani del 2019.

Non ci resta quindi che aspettare il 2021 per sapere quale sarà l’evoluzione dei nostri “antieroi preferiti”, per il momento “Chest’è Patrì”…!

Carlotta Maschio

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La Redazione

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