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Guida perversa all’ideologia: una buffa critica della società moderna

Tutto è ideologia, e tutti noi ne seguiamo una, come se fosse una religione.

Fin qui, niente di nuovo, anzi si tratta di un pensiero quasi banale.

Ma se siamo così consapevoli di essere asserviti all’ideologia, perché non ce ne liberiamo?

Ecco la realizzazione di Slavoj Žižek in Guida perversa all’ideologia (2012): se mai avessimo l’opportunità di cambiare questo status, sentiremmo la dolorosa mancanza di ciò che siamo. Perché l’ideologia non è qualcosa di esterno a noi, una sovrastruttura capitalistica come la vedeva il caro Marx, ma è quello che ci rende individui e uomini sociali.

The Perverts Guide To Ideology, diretto da Sophie Fiennes, muove da un presupposto fondamentale: l’ideologia, come già esposto dal filosofo sloveno in L’oggetto sublime dell’ideologia (1989), non è quell’illusione che banalmente si considera come fuga dalla cruda vita, ma è invece il collante della realtà stessa. Un’illusione che struttura le nostre effettive, reali relazioni sociali, mascherando in tal modo qualche insopportabile e assurdo nucleo.

Infatti, il film comincia con una citazione a Essi vivono (1988) di John Carpenter in cui il protagonista, John Nada, trova per caso degli occhiali che, una volta indossati, sono capaci di fargli leggere i “messaggi tra le righe” di ogni messaggio pubblicitario o relazione sociale. Ma questo processo di riconoscimento non è privo di fatica: il protagonista cerca di far indossare gli occhiali al migliore amico ma il tutto sfocia in una lotta violenta che rappresenta proprio il sé nel perdere tutto quello che lo fa sentire al sicuro, nonostante sappia sia una costruzione.

L’ideologia non ci viene semplicemente imposta. L’ideologia è la nostra spontanea relazione con il mondo sociale, è come percepiamo ogni significato e così via. Noi, in un certo qual modo, troviamo piacere nella nostra ideologia.”

Di qui in poi, passando per Titanic, Tutti insieme appassionatamente, Arancia meccanica, M*A*S*H, Full Metal Jacket, Il trionfo della volontà, Lo squalo, The Fall of Berlin, Gli amori di una bionda, Titanic, Brazil, Sentieri selvaggi, Taxi Driver, Zabriskie Point, il filosofo demistifica, fascismo, comunismo, “and so on and so on”.

Tutti gli esempi fatti da Žižek, filosofici ma soprattutto cinematografici, tendono verso la demistificazione del “Grande Altro”. L’ultimo grande esempio è, infatti, L’ultima tentazione di cristo, di Martin Scorsese, in cui l’ultima domanda di Gesù “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” è anche la grande realizzazione che Dio, in quanto grande Altro e ideologia suprema, non esiste.

There is no big Other”.

Si arriva alla conclusione che il cristianesimo è più ateo dell’ateismo stesso perché il figlio è lasciato al suo libero arbitrio, mentre un ateo può dedicare l’intera vita a una o più ideologie, talvolta senza nemmeno esserne soddisfatto.

Ed è questo anche l’obiettivo ultimo di Slavoj Žižek  guidandoci perversamente attraverso l’ideologia: la consapevolezza che non esista il Grande Altro non deve necessariamente coincidere con l’esperienza di un’abissale insensatezza, piuttosto con uno spostamento di significato. L’individuo moderno non deve più sacrificare la propria vita in una causa (sia essa ideologica o politica) ma gli basterà apprezzare e godere del piacere che gli si presenta e, per quanto comunque solo, anche nelle relazioni con gli altri.

 

Carolina Niglio

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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