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The Irishman: l’ultimo capolavoro di Scorsese in arrivo su Netflix

Ha esordito, in lingua originale, sugli schermi italiani nei primi giorni di novembre il nuovo film di Martin Scorsese con Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino. In arrivo su Netflix il 27, è il gangster movie da non perdere assolutamente.

Vorrei articolare in modo più professionale e più artistico il mio articolo introduttivo riguardo The Irishman, la nuova fatica di Martin Scorsese, ma per quanto mi sforzi temo non sia infine possibile. Da cinefila incallita e impenitente quale sono – e sono sempre stata – mi comporta insostenibile fatica essere leggera, oggettiva o misurata. Le parole “Scorsese”, “film” e “Netflix” dovrebbero bastare all’orecchio del consumatore di cinematografia medio per ritagliarsi un pomeriggio libero dal lavoro, dal compagno, dagli amici, dalla famiglia, dalla madre, dalla depressione, dallo scioglimento dei ghiacciai e dedicare tre ore e mezza del proprio inutile tempo a questa splendida opera d’arte, il cinema puro all’interno di quella piccola scatola – elitaria e selettiva – che è il grande cinema d’autore. Un vitale cast di quasi ottantenni, un regista leggendario settantaseienne, la grande America dei gangster invischiati negli affari di Stato, quella degli anni post Al Capone, la mafia italiana senza macchia, immacolata e sporca sin nelle intercapedini più impensabili: abbiamo davanti un cocktail sontuoso, raffinato, potente. La regia di Scorsese è più divertita che mai, si prende il proprio tempo per entrare nella vicenda, per costruire i personaggi attraverso il volto dell’attore, primi piani, ralenti, pianisequenza, sguardi in macchina, montaggio frammentario, flashback, salti nel tempo. La forma del cinema di Scorsese è sempre complessa, completa, abbraccia le capacità del mezzo in tutta la loro gamma di usi e trucchi, imponendosi allo spettatore nella sua grandiosa inarrivabilità. Ciò nonostante, i 210 minuti di cui è composta la pellicola immergono l’audience in un mondo parallelo in cui durata, unità di spazio e tempo, cronologia e ordine sono concetti stravolti e arbitrari.

Mai un attimo di noia, di disinteresse o di distacco nei confronti delle intricate vicende del sindacalista Jimmy Hoffa – interpretato da Al Pacino, dipinto con luci e ombre, un chiaroscuro morale che mai trova una soluzione omogenea – e del mafioso subdolo, impassibile Russell Bufalino (interpretato con precisa, misurata maestria da Joe Pesci). Il punto più alto del film è tuttavia il Frank Sheeran di Robert De Niro, il vero e proprio irishman in carne e ossa, un killer spietato quanto scanzonato, quasi inconsapevole. Le azioni reali, storiche narrate dal film diventano una autoironica, autocelebrativa opera della maturità – perché, diciamocelo, “senilità” per questo regista non è un termine appropriato – che racchiude la poetica di una vita, una vita dedicata al cinema e alla sua sperimentazione.

Il 27 novembre armatevi di divano, coperta, calice di vino (o bottiglia, se preferite, il film è lungo) e godetevi questo capolavoro del cinema classico e contemporaneo. Buona visione!

 

 

 

Sveva Di Palma

 

La Redazione

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