Primo PianoArte & Cultura

Angelo o diavolo?

Perché la volpe dice che l’uva è acerba? Sì, è proprio perché non ci arriva.

C’è chi dice che siamo tutta anima e chi invece pensa ci sia altro.

C’è chi dice che siamo tutti diversi e chi, invece, che siamo tutti uguali.

C’è chi dice che siamo uno e chi invece pensa che dentro abbiamo una marea di piccoli noi, tutti diversi, che si prendono a schiaffi per decidere chi deve scegliere per noi.

Vi è mai capitato di parlare, ma non essere completamente d’accordo con le vostre stesse parole? O pensare tra voi e voi ma allo stesso tempo correggervi con l’opposto? Prendendo spunto dall’immaginario cinematografico, a mio parere, potremmo rappresentare metaforicamente questo scarto tra ciò che siamo e ciò che facciamo con un angioletto e un diavoletto che, ognuno su una spalla, litigano per farci scegliere cosa fare.

Immaginiamo una situazione tipo, prima di spiegare.

Siamo in un negozio, per esempio di calzature, e vediamo da lontano quel paio di scarpe che stavamo cercando da quindici mesi, diciotto giorni e centonovanta ore: ne siamo letteralmente innamorate. Le prendiamo al volo, le proviamo: calzano a pennello (ma tu guarda che fortuna, pure il numero c’era!) e, dopo esserci guardate allo specchio felici, con gli occhi a cuoricino, per circa ventinove minuti e mezzo, le sfiliamo e guardiamo il prezzo:

Zan zan zan, in un millisecondo nella nostra testa abbiamo già calcolato quante ore di straordinari ci vorranno per recuperare quei soldi e, alzando gli occhi verso quella commessa che ormai era certa di essere riuscita a concludere la vendita, diciamo: «Ci penso un attimo». Lei se ne va con i suoi perché, a caccia di qualcun altro da convincere e noi siamo lì, ancora scalze, a guardare quel meraviglioso paio di scarpe che ora non sembra più così meraviglioso:

«Con cosa potrei abbinarle?».

«Quante volte potrei metterle?».

«In fondo ho già tante scarpe…».

«Quel paio simile nell’altro negozio costava molto meno…».

«Che poi non sono nemmeno tanto comode…».

«Forse non è proprio il caso di prenderle».

Posiamo quelle scarpe sullo scaffale con un po’ di dispiacere, con dentro la speranza di trovarle ancora nel periodo dei saldi, ce ne andiamo senza incrociare lo sguardo di quella povera commessa che ci stava anche simpatica e pian piano ci dimentichiamo completamente di quel bellissimo, meraviglioso e tanto agognato paio di scarpe.

Eppure ci piacevano tantissimo, cosa potrà mai essere accaduto?

È bastato solo quel prezzo a spaventarci?

In fondo lavoriamo tanto, uno sfizio questa volta avremmo anche potuto levarcelo.

E invece no.

Ma perché?

È adesso che compare Leon Festinger.

Ma chi è questo qui? Ti chiederai tu che ormai sei tornata a pensare a quella volta che volevi proprio comprare quel vestitino a fiori blu e invece sei tornata a casa a mani vuote.

Festinger, nel campo della psicologia sociale, definì dissonanza cognitiva quella “condizione di malessere, indecisione o incapacità di prendere una decisione che si verifica quando esiste uno scarto (dissonanza, appunto) tra ciò in cui crediamo e ciò che invece facciamo”. Questo stato di malessere ci spingerà a regolare i nostri comportamenti, le nostre parole o le nostre azioni per ridurre il più possibile questo scarto, questa differenza (ad esempio, quelle scarpe che alla fine non abbiamo comprato perché ci siamo convinte che non erano poi così meravigliose oppure così utili). O, altrimenti, a modificare ciò in cui crediamo e i valori a cui siamo legati per giustificare un’azione contraria ad essi (alternativa che, in alcuni, porta a comportamenti devianti: ad esempio, inizio a ricredermi sull’atto di rubare e rubo quel paio di scarpe senza doverle pagare).

Quindi sì, cari miei, il vecchio detto della volpe che, non arrivando all’uva, si giustifica dicendo che è acerba è proprio vero. Lei, furba com’è, ha trovato un compromesso tra il suo desiderio di mangiare uva e la realtà dei fatti, cioè quell’albero troppo alto per i suoi standard.

Come l’uva, così le scarpe sono divenute di minor valore attraverso un compromesso inconscio nel momento in cui sono state percepite come troppo difficili da raggiungere.

Attenzione: questo articolo non ha l’obiettivo di stimolare acquisti ossessivo-compulsivi o furti.

 

Martina Casentini

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
Back to top button