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Come scrivere un curriculum vitae degno di essere sfogliato

La rubrica del “Come fare” è un pendolo che oscilla, coprendo distanze astronomiche, tra l’assolutamente inutile e l’utile necessario, indispensabile, irrinunciabile. Adesso ci dedicheremo a qualcosa di fondamentale importanza se si è in cerca di un lavoro: “come scrivere un curriculum vitae”.

Il curriculum vitae, nell’era dei social, è paragonabile alla foto profilo dei principali social. Meglio ancora: è la foto profilo di quei social dai quali ti aspetti di ottenere qualcosa. La foto profilo di Tinder per intenderci. Il curriculum vitae, come la foto profilo di Tinder, deve dire di te la parte migliore di te, deve dire di te solo quello per cui qualcuno dovrebbe essere portato a sceglierti tra decine di persone. Nel curriculum, così come nella foto profilo, non si può mentire, non si può esagerare, non si può bleffare, ma si può filtrare, migliorare, indorare. Compilare un buon curriculum vitae è una sapiente operazione di marketing in cui pubblicizzi te stesso, la tua più o meno esile carriera, le tue capacità, le tue esperienze, le tue conoscenze e le tue competenze.  

Di programmi validi per redigere un curriculum vitae è pieno il web e per questo rimandiamo al sito: https://www.aranzulla.it/programmi-per-curriculum-24833.html.

Quello che urge fornirti sono una serie di dritte per fare in modo che il tuo curriculum vitae non finisca per fuorviare, mandare fuori strada, fare false promesse o, viceversa, mortificare e sminuire le tue potenzialità.

  • Dati anagrafici: siate reperibili!!! Date uno schiaffo alla privacy e fornite qualunque recapito, indirizzo, numero, mail attraverso il quale sia possibile mettersi in contatto con voi. Ovviamente, una volta inviato il curriculum, finirete poi per aggiornare compulsivamente la posta elettronica. Ma gestire l’ansia sarà compito vostro.
  • Esperienze formative: elencate, in ordine cronologico decrescente, ogni titolo acquisito e spendibile. Sarà preferibile inserire quante più esperienze formative possibili, purché siano anche solo lontanamente affini alla posizione lavorativa per la quale si concorre. Per intenderci: l’attestato del corso di pilates, magari avrà reso il vostro corpo più tonico e snello, ma non vi servirà a diventare manager di un’azienda. Se la laurea è stata conseguita cum laude è chiaramente il caso di specificarlo; se, invece, siete riusciti faticosamente a strappare alla commissione un umilissimo, ma dignitosissimo 60/100, allora sarà meglio omettere le valutazioni.
  • Esperienze professionali: se le esperienze lavorative superano di gran lunga le esperienze formative allora sarà il caso di invertire l’ordine all’interno del curriculum vitae. Se è vero che la formazione e l’aggiornamento hanno una loro importanza, un datore di lavoro sarà comunque interessato a sapere cosa sai fare piuttosto che sapere cosa sai. Le persone non amano leggere, men che meno cose noiose e prolisse, per cui cerca di essere breve ma dettagliato: posizione ricoperta, anni di esperienza, luogo, datore di lavoro. Per le esperienze professionali vale lo stesso discorso già fatto per le esperienze formative: le esperienze vanno ritagliate su misura rispetto alla candidatura. Sii sincero: potrebbe essere controproducente scoprire che non hai davvero lavorato 5 anni per Google!
  • Conoscenza lingue straniere/ conoscenze informatiche: nell’era digitale e del mondo globalizzato la padronanza delle lingue e dei principali dispositivi informatici è di fondamentale importanza. Ma parliamoci chiaramente: in assenza di certificazioni, questa è la voce nella quale si può dar libero sfogo alla fantasia, all’immaginazione, all’utopia, alla menzogna. Inutile dirvi che millantare la piena padronanza linguistica di una lingua straniera mentre ci si propone come interpreti, forse non è la più brillante delle idee, ma ostentare una media capacità di comprensione dell’inglese e il possesso quantomeno del pacchetto office mi sembra il minimo sindacale per poter intravedere in lontananza una chance lavorativa.
  • Lessico e font: siate brevi, concisi e dettagliati. Vi è stato già detto ma è sempre bene ribadirlo. Il lessico dovrà essere medio, pulito, rigoroso, mai enfatico o patetico; in una parola: professionale! Quanto ai font, è bene avere un’idea chiara di cosa siano i caratteri tipografici serif e sans serif, con o senza grazie. https://it.wikipedia.org/wiki/Caratteri_tipografici_senza_grazie. Dopo esservi schiariti le idee sulle differenze, comprenderete che per testi visualizzati sullo schermo sono preferibili font sans serif. Avete una certa libertà di scelta ma, con o senza grazie, io vi sconsiglierei vivamente, per ragioni legate alla credibilità e alla decenza, di usare font come Bradley hand, o IMPACT
  • Ultime dritte: aggiornatelo spesso, “customizzatelo” quanto più possibile; non siate autoreferenziali ma nemmeno aridi, non siate spavaldi ma nemmeno troppo umili; non siate bugiardi millantatori ma neanche spassionatamente sinceri: è un curriculum, non un diario segreto. Non gonfiatelo, non ce n’è necessità: ve l’ho già detto che le persone non amano leggere, men che meno cose noiose e prolisse?!

 

 

 

Valentina Siano

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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