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La Grande Muraglia: evoluzione e simbologia

Avete mai sentito un blocco di mattoncini parlare? Nemmeno io, eppure anche loro hanno una vita e un immenso passato da raccontare. In Cina, la Grande Muraglia grida: “State lontani da me!”

Si tratta di una delle opere architettoniche e, per certi tratti, dei siti archeologici più imponenti e affascinanti di sempre.

La Grande Muraglia, in cinese万里长城Wànlǐ Chángchéng, “Grande muraglia di 10.000Li” (il Li corrisponde a circa 500 metri”), rappresenta l’emblema del pianeta Cina in ogni angolo del mondo, tanto da essere visitata da milioni di turisti quotidianamente.

Ma esattamente cosa si nasconde dietro a questo statuario drago di mattoni?

Ciò che sappiamo tutti è che attualmente possiede un valore simbolico di unione e di orgoglio, fortemente radicato nella società cinese. Quello che è importante definire,per capire come si sia affermata in questo modo, è il suo ruolo nel corso dei secoli.

È giusto dire che la Muraglia nasca dalla paura?

Sì, è corretto. I primi tratti vennero eretti a scopo difensivo già nel V sec. a.C. durante il periodo degli Stati Combattenti in cui la Cina, nel bel mezzo della lotta alla supremazia, era frammentata in vari principati e ducati. Salì al potere il primo imperatore della storia cinese: Qin Shi Huangdi, il quale avviò un’operazione di unificazione tra i valli eretti precedentemente. La struttura non presentava una grande estensione verso ovest, ma doveva servire a raccogliere la società entro un confine che definisse ogni singolo cittadino. La dinastia che incrementò molto lo sviluppo delle mura, fu quella dei Ming (1368-1644) che le portò al loro massimo splendore architettonico. Dietro all’invincibilità del colosso cinese si celano anche diverse disfatte. Infatti, più volte la Muraglia venne danneggiata dai popoli “non-cinesi” per entrare in suolo nemico. La funzione difensiva della stessa si perse durante l’ultima dinastia, quella Qing (1644-1911), che abbandonò i lavori di fortificazione lanciandola inevitabilmente verso il suo ennesimo fallimento. Solamente nel secolo scorso si pensò di restaurarla, sopratutto nella zona di Pechino, a scopo turistico. Ciò che vediamo oggi, dunque, non è altro che il simbolo della paura di un popolo, il quale per secoli si è chiuso in se stesso, non tanto per non perdere i propri valori e le proprie tradizioni, quanto per non rischiare di inglobare quelle dello “straniero”.

“Alzatevi!

Gente che non vuole essere schiava!

Con carne e sangue nostri, costruiamo la nostra nuova Grande Muraglia!”

(Marcia dei Volontari, inno nazionale della RPC).

Dal ventesimo secolo, la Grande Muraglia è il manifesto di secoli di battaglie e di resistenza contro gli attacchi nemici. Ovviamente, la distinzione tra cinesi e non-cinesi è decisamente superata. La costruzione di una “nuova Grande Muraglia” non implica il sentimento di repressione verso il diverso, bensì l’istigazione ad una solida collettività in caso di offesa. Tuttavia, è interessante osservare come un’opera nata in un periodo di caos e disordine si sia rivelata il simbolo della forza e dell’unione di un popolo che, tra una contraddizione e l’altra, riesce orgogliosamente a rivendicare gli stessi ed eterni ideali.

Lisa Scartozzi

 

La Redazione

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