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Utopie Neoclassiche: Boullée e il Cenotafio di Newton

Ipotizzate di dover ergere un monumento funebre per uno dei padri della scienza, Isaac Newton. Ardua impresa provare anche solo ad immaginare come strutturare un cenotafio simile, in grado di onorare un tale personaggio… impossibile, certo, a meno che non siate Boullée.

Il Cenotafio di Newton progettato da Étienne-Louis Boullée, per quanto irrealizzato nonché irrealizzabile, resta uno dei simboli dell’Utopia Neoclassica, un emblema della cosiddetta Architettura Parlante.

“La vera felicità consiste nell’amore dei propri doveri […]. Quest’opera è stata iniziata e portata a termine senza altro fine che quello di soddisfare al bisogno di lavoro che ho contratto per tutta la vita […]. Dominato da un amore eccessivo per la mia arte, mi ci sono dedicato totalmente”.

Architecture. Essai sur l’Art. – Étienne-Louis Boullée

Un’epoca di grandi cambiamenti, dominata dalla più cieca fiducia nella razionalità dell’essere umano, dall’applicazione su larga scala di incredibili invenzioni, dalla convinzione che la scienza possa essere l’unica vera portatrice di felicità per l’umanità: ci troviamo nella seconda metà del Settecento, nel pieno di quel periodo che si suole definire Illuminismo.

In quest’atmosfera culturale – soprattutto a seguito della diffusione degli scritti di Rousseau, Burke e Le Camus de Mézières – nasce una nuova concezione di architettura, un modo totalmente innovativo di destreggiare quest’arte realizzando progetti incentrati su una visione ideale della società, utopie architettoniche.

In particolare, nella comune denominazione di “architetti rivoluzionari”, possiamo trovare nella storia dell’architettura francese Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux, i maggiori esponenti di quell’Architettura Parlante in grado di trasmettere e tramandare virtù civili e valori morali attraverso la suggestività di un denso simbolismo e particolari allusioni.

Ciò che accomuna questa nuova generazione di architetti è il porsi esattamente nel mezzo tra cultura neoclassica e preromantica: da un lato, ispirati dal clima illuminista, manifestano un fortissimo legame con l’urbanistica e il concetto di città ideale, riprendendo però, in maniera perfettamente neoclassica, il linguaggio classicista fatto di tipologie e ordini architettonici, disposti applicando le regole classiche come la simmetria o la sezione aurea; dall’altro essi si lasciano rapire dall’estetica del sublime e i temi dell’esotismo e del misticismo di influenza preromantica.

Risulta ora facilmente comprensibile come sia potuta nascere in questo periodo l’Architettura Sepolta, ovvero la diffusa produzione di grandiosi progetti di monumenti funerari evocativi, spesso ispirati alle piramidi egizie e le opere classiche, snaturate e reinterpretate in un’innovativa grammatica di architettura monumentale.

È in quest’atmosfera che viene progettata una delle più straordinarie utopie neoclassiche, una celebrazione della grandiosità della scienza simbolicamente incarnata da uno dei maggiori teorici del tempo: il Cenotafio di Isaac Newton di Boullée.

Nelle sue opere, Boullée adopera forme geometriche semplici, creando volumi ben definiti e distinti tra loro, senza peraltro nascondere la sua volontà di esaltare, in particolare, la sfera in quanto emblema della perfezione geometrica.

Privando i suoi edifici di ogni insistenza decorativa, l’architetto francese sosteneva che le uniche decorazioni di un edificio dovessero essere le ombre profonde generate dalle forme architettoniche in contrasto: codificando l’utilizzo a fini decorativi di questi effetti di luminosità e oscurità Boullée divenne l’inventore dell’architettura “delle ombre e delle tenebre”, come egli stesso amava definirsi.

Il Cenotafio di Isaac Newton non è che la massima realizzazione di queste teorie. Il progetto utopistico mostra un monumento funebre costituito da un’immensa sfera cava sorretta da un terrazzamento a tre livelli sottolineati da anelli concentrici di cipressi, esattamente come in un mausoleo imperiale romano.

L’interno è occupato unicamente dal sarcofago commemorativo, poggiato su un basamento piramidale che avrebbe offerto ai visitatori meravigliose visioni: un cielo stellato durante il giorno, realizzato grazie a delle aperture sulla calotta capaci di filtrare i raggi del sole e mostrare, in base al momento della giornata e al periodo dell’anno, il sorgere e il tramontare delle varie costellazioni; un effetto diurno, invece, durante la notte, dato dalla luce di un grandissimo globo a forma di sfera armillare sospesa al centro dell’enorme cavità.

L’intero edificio è un inno al progresso, alla scienza, sebbene non manchino importanti citazioni all’antichità. Come si legge dalla pianta, l’esterno dell’edificio è ispirato alla gravitazione universale, alle orbite dei pianeti, configurandosi come una trasposizione architettonica della Rivoluzione Copernicana, vista da Boullée attraverso gli occhi dell’estetica del sublime, come si intuisce anche dalla centralità che affida alla teoria eliocentrica rendendola protagonista dello spettacolo del cenotafio. Internamente è infatti rappresentato il cosmo, al centro del quale viene celebrato colui per primo ne comprese le leggi.

Esternamente, i terrazzamenti leggibili nel prospetto sono un chiaro riferimento alle architetture sacre del passato – ziggurat, acropoli greche, templi su podio romani – quasi a sacralizzare e divinizzare lo scienziato dopo secoli di conflitto tra fede e scienza; gli anelli di cipressi,utilizzati come colonnati, alludono invece al rapporto della scienza con la natura, collegando idealmente il cosmo alla terra.

Rebecca Grosso

Rebecca Grosso

Un giorno non avrò bisogno di presentazioni. Niente presuntuose ambizioni, solo una lontana speranza per una persona a cui stanno strette le definizioni. Mi piace selezionare le parole giuste ma il Negroni lo prendo sbagliato. Osservo molto, penso troppo e credo in poche cose di estrema importanza. Lascio un pezzo di me in ogni articolo che scrivo.
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