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Quella volta che Bono Vox si inchinò a Mario Merola

Anno di grazia 2000, l’epoca che sancisce il culmine della MTV generation e del grunge ma capace di regalarci l’immagine televisiva forse più surreale di sempre.

I millenials e l’esplosione di youtubers capaci di regalarci livelli di surreale demenzialità, i paradossi di mondi agli opposti e accostanti dagli artifici di video costruiti su misura o alla spontanea infiorescenza del trash televisivo con i suoi germogli web. Ma nel 2000 eravamo ancora ben lontani da a tutto ciò. Gli adolescenti armati dei loro primi cellulari StarTAC e l’inizio delle operazioni friendly da trillo su MSN mentre si consuma la parabola dell’alternative rock e dei camicioni di flanella, prima di ritornare in auge recentemente.

Siamo alla cinquantesima edizione di quell’agorà spettacolarizzata e musicale che era il Festival di Sanremo, l’immagine nazional-popolare che si consuma nella sua quintessenza. Ospiti della serata finale sono una di quelle rock band che con i loro inni hanno segnato le ultime decadi musicali e finiti poco dopo nella “Rock and Roll Hall of Fame”, gli U2.

La cifra intellettuale del gruppo irlandese che presenta un brano ispirato da un romanzo di Salman Rushdie, The Ground BeneathHerFeet, va a frapporsi nella bolgia di quel gran gala della televisione generalista e nel corso dell’esibizione succede qualcosa di inaspettato.

Bono Vox, nel corso della performance, scende dal palco finendo nella platea: penombra e occhio di bue che illumina il cantante come nella miglior climax di un film drammatico ed ecco stagliarsi di fronte, in tutta la sua corporeità, il re della sceneggiata Mario Merola.

Inaspettatamente la figura si trovava in piedi, forse appena arrivato, pochi attimi di suspence sull’ipotetica reazione dal sapore di affronto, ma ecco che Merola applaude con soddisfazione Bono che gli canta quasi vis-à-vis. Compiaciuto riceve l’inchino dello stesso ed ecco che il brano tratto dal film cult The Million Dollar Hotel diventa quasi un restyling internazionale, un upgrade rock-pop dell’indimenticabile O’Zappatore. Poesia surreale, una scena quasi onirica, stupore dall’inspiegabile fascino.

Pare, secondo una recente intervista al figlio Francesco del grande e indimenticabile Merola, che i due si fossero già conosciuti in occasione di una tournée americana del “The king of Neaples” dove proprio Bono Vox, compiaciuto, si fosse complimentato con l’eroe nostrano in occasione di un suo concerto. Insomma, viva il karma che accarezza il mondo e le sue inspiegabili casualità.

P.S. ricordiamo che quell’edizione sanremese porta ancora la firma dell’orgoglio campanilistico per la vittoria poi dei casertani Piccola Orchestra Avion Travel, il gruppo di Peppe Servillo che trionfò con il brano Sentimento.

Claudio Palumbo
disegno di Giuseppe Armellino

La Redazione

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