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L’alfabeto amoroso di Roland Barthes: dare all’amore tutti i suoi nomi

di Sveva Di Palma

https://www.youtube.com/watch?v=mshV7ug8cdE

“Non si tratta di un manuale: non vi dirà come comportarvi né che cosa fare per togliervi dall’affanno e dall’ingombro di un abbandono… Roland Barthes vi darà comunque uno specchio bellissimo per riflettere, pensare, decidere, paragonare la vostra storia a quella di Werther o a un haiku giapponese; vi darà un respiro più ampio in cui emettere il vostro rantolo e, improvvisamente, la coscienza del vostro amore si rafforzerà.”                        Pier Vittorio Tondelli

Roland Barthes, semiologo, critico e saggista francese, era un amante impenitente delle parole. La lingua e i linguaggi erano per lui una materia concreta, tangibile. L’uso che egli ne faceva era sperimentale e duttile. La passione di Barthes era tanto fisica quanto mentale, un flagello a cui egli si sottoponeva consapevolmente, con coraggio leonino e intelletto acceso. Ed è dunque di una doppia storia d’amore, l’una con lo studio del lessico e l’altra con i sentimenti, che tratta il suo libro più intenso: Frammenti di un discorso amoroso.

Parlare d’amore, è risaputo, può essere impresa ardua e complessa. Parlare bene, d’amore,  ancor di più.

In molti dicono che, per parlare davvero d’amore, bisogna sottrarsi al lessico comune, cominciando dallo stesso sostantivo. Non si scrive di sentimenti nominandoli, ma descrivendo ciò che vi è attorno, esplorandone il campo semantico in combinazioni fantasiose e sfumate.

Questo, in tanti sostengono, dà voce ad una gamma di sensazioni più sottili, più suggestive. Altri dissentirebbero vigorosamente, suggerendo un approccio focoso e diretto tanto al sentire quanto alla sua descrizione. Roland Barthes concorderebbe con entrambi, aggiungendo una terza, fondamentale dimensione: lo studio.

La domanda posta da Roland è molto semplice: cosa si fa per comprendere meglio qualcosa?

La sua risposta è ancora più semplice: la si studia. Si legge di essa per raccogliere informazioni, si confrontano le fonti e così, si spera, dipanarsi e districarsi al suo interno sarà meno pericoloso. Improbabile che questo discorso possa applicarsi ad un’immensità inquantificabile come l’amore, penserete voi.

Risulterebbe freddo, scientifico, distaccato. Certo, potrebbe. Sperimentare il nuovo è sempre incontemplabile, all’inizio, incredibile. Barthes di paura, però, non ne ha abbastanza. L’incontemplabile e l’incredibile guidano la sua penna e la nostra emozione durante tutta la lettura dei Frammenti, un vero e proprio dizionario dell’amore.

Come in ogni dizionario che si rispetti, questo comincia con la lettera A. “Abbraccio” è la nostra prima parola. Cosa ci scrive, Barthes, dell’abbraccio?

Per il soggetto, il gesto dell’abbraccio amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l’essere amato.

Rileggiamo. Sì, abbiamo letto d’amore e l’abbiamo nominato. Abbiamo letto d’amore, ma il linguaggio utilizzato è scientifico. Ed è sempre l’amore, quello che sentiamo, dopo aver letto queste tre righe. Ecco un esperimento perfettamente riuscito.

Perché stendere un dizionario e non raccontare una storia? Perché raccogliere le citazioni dei più eminenti filosofi, scrittori e romantici della Storia quando basterebbe ripescare nella propria adolescenza, riagganciarsi ad un dolce e lontano ricordo? Perché l’amore è tante cose, è tutte le cose. Ed in esso c’è il dolore e la gioia di una razza intera, in esso ci sono mondi e micromondi, piccolezze e grandezze, altissime vette e bassissimi abissi.

L’amore ha così tanti nomi e significati che provare a creare un compendio di elementi universali per intenderlo meglio è salvifico. Non siete i soli, a tormentarvi, a non dormire la notte, a non capire precisamente come mai siete bipolari ed ondivaghi, a sentire il vostro cuore aprirsi e spezzarsi. Goethe si è sentito così, i poeti giapponesi di antiche ere si sono sentiti così, magari per loro era solo più naturale dirlo con eleganza.

Roland Barthes ha studiato l’amore, ha studiato le menti di coloro che ne hanno parlato, ha parlato di sé (anche se non ce ne fa mai accorgere, da bravo scienziato) e ha concluso che meritavamo di essere aiutati, tutti. Soffrire insieme è più bello, soffrire insieme è vita. Lo stesso, il gioire. I sentimenti, vivisezionati ed analizzati, sono ancora più folli, ancora più potenti. La comprensione della loro origine e la vastità della loro diffusione possono solo riempirli di ulteriore bellezza. Leggete ed abbiatene tutti.

“…CAPIRE – Sentendo improvvisamente l’episodio amoroso come un groviglio di motivazioni inspiegabili e di situazioni senza vie d’uscita, il soggetto esclama: Voglio capire (che cosa sta capitando)!” Roland Barthes

La Redazione

Ciao! Sono la Redazione de La Testata – Testa l’informazione. Quando non sono impegnata a correggere e pubblicare articoli mi piace giocare a freccette con gli amici.
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