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El Día de Muertos

El Día de Muertos è una delle più antiche tradizioni messicane con radici antiche che risalgono al tempo degli aztechi che commemoravano i defunti passati a miglior vita con cibi, bevande, abiti ed altri doni.

La commemorazione dei defunti è una ricorrenza cattolica istituita in memoria dei nostri cari volati in cielo (o chissà dove). Quando penso a questo giorno, immagino una giornata uggiosa, plumbea e cupa che ti opprime il cuore in una morsa gelida. Il saluto ai cari, che non ci sono più, ha un sapore pastoso e pesante, difficile da mandare giù, per questo mi rifiuto di osservare questa ricorrenza che altro non fa che intristirti la giornata e la vita.

Mi chiedevo spesso se questa giornata avesse quest’entità solo per me o se fosse comune nell’immaginario nazionale o magari mondiale. Così, mentre mi perdevo nei miei pensieri e quesiti, incappai nel trailer di un film: Coco era il titolo e narrava una storia legata al “Día de Muertos”. Incuriosita, da qualcosa a me già molto familiare, mi informai e… rimasi esterrefatta.

In Messico, la commemorazione dei defunti ha dei connotati completamente diversi da quelli a cui sono da sempre abituata. Si tratta di una festività colorata, una gioia anziché una tortura. L’intero Paese scalpita e trepida all’avvicinarsi di questo evento.

Ma perché? Nella loro tradizione, nel Día de Muertos i vivi si ricongiungono ai morti. Sì, in questo unico, spettacolare e frizzante giorno dell’anno è permesso, alle anime dei defunti, di tornare nel mondo dei vivi e ricongiungersi con i propri cari. La leggenda narra che ciò può accadere solo seguendo alcune raccomandazioni.

La prima è che, affinché le anime possano tornare a salutare i propri cari in vita, quest’ultimi debbano esporre in casa, grazie all’ofrenda (un altarino adibito in casa per l’offerta) la foto di tutti i parenti passati a miglior vita così che l’anima sappia dove andare e quale sia il suo posto di appartenenza.  Inoltre, altra peculiarità è il cempasùchil.

Il cempasùchil è un fiore carnoso dal profumo delicato e il colore ambrato, simile ai nostri crisantemi. Questo fiore, adoperato a mo’ di percorso, permette all’anima di potersi spostare dal cimitero verso casa attraverso la “strada’’ creata ad hoc. Immaginate… le strade piene di petali di fiori sparsi qua e là che segnano un percorso speciale; l’odore che si espande nell’aria ad ogni calpestio e la frenesia palpabile e percettibile di questo popolo tanto caloroso quanto gioioso. Insomma, uno spettacolo di vita neanche lontanamente paragonabile alle nostre lacrime fosche e piene di sconforto.

I festeggiamenti iniziano già il 28 ottobre, dando spazio ai parenti che hanno sofferto maggiormente in vita, per loro le celebrazioni sono più lunghe, appunto per ripagare tale sofferenza. Quanta vita e amore si percepisce in queste piccole attenzioni.

Tra tutte però, la cosa che mi ha colpito e che ho amato di più, è che nel giorno esatto del Día de Muertos, ci si raduna al cimitero. Ognuno, con la propria famiglia, vicino alla tomba dei propri cari portando con sé cibo, acqua e ogni tipo di vivanda tradizionale. Qui, in un luogo a noi conosciuto con un’accezione diversa, si consumano le cibarie e si festeggia la vita anziché la morte, passando la notte a ricordare i cari volati nell’aldilà, raccontando storie e aneddoti divertenti, condividendoli con tutti gli altri conoscenti presenti.

Una ricorrenza più giusta di così non saprei immaginarla, pensare che i nostri cari si possano congiungere a noi senza esserne tristi perché vivono attraverso i nostri ricordi, le nostre parole ed i nostri gesti. Solo così si può essere immortali.

W el Día de Muertos, W la vita.

Di Olimpia Branno

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La Redazione

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