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I castelli di Napoli

di Anna Russo

Napoli è l’unica città al mondo a poter vantare ben 7 castelli all’interno delle sue mura perimetrali.

La città che ha, da sempre, ispirato i più grandi artisti di ogni genere, regala costantemente il suo fascino, e lo fa avvolgendo di mistero innumerevoli monumenti, tra i quali spiccano le fortezze che, in diverse epoche, l’hanno difesa da attacchi nemici. Il capoluogo partenopeo ha potuto contare, nei secoli, su un sistema difensivo di sette castelli: Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, Castel Sant’Elmo, Castel Capuano, Castello del Carmine, Castello di Nisida, Forte di Vigliena.

Castel dell’Ovo

Situato sull’isolotto di Megaride, è formato da due scogli uniti tra loro mediante un piccolo arco e, oggi, unito alla terraferma tramite un sottile istmo di roccia. È il castello più antico della città e affonda le sue origini nel I secolo a. C., quando Lucio Licinio Lucullo, decise di edificarvi una sfarzosa villa. A tale periodo risale anche la denominazione della fortezza come Castrum Ovi. Pare, infatti, che il poeta Virgilio avesse posto nei sotterranei un uovo che avrebbe retto le sorti della città. La leggenda narra che, finché l’uovo fosse rimasto intatto, la fortezza non sarebbe crollata e allo stesso modo la città avrebbe resistito a diverse catastrofi. Nel X secolo la costruzione fu rasa al suolo per evitare che vi si fortificassero i Saraceni, ma un documento del 1128 la cita come Arx Sancti Salvatoris, una fortezza riedificata dai monaci. Oggi, il castello è adibito a convegni e cerimonie di alto livello.

Maschio Angioino o Castel Nuovo

La fortezza fu fatta edificare da Carlo I d’Angiò in occasione del trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli. Fu costruita su una pianta trapezoidale circondata da sette torri cilindriche che servivano a fronteggiare i vari tentativi di assalto. L’edificio fu poi modificato da Alfonso d’Aragona che trasformò la fortezza in una vera e propria dimora signorile, da ciò nacque la distinzione del Maschio Angioino dallo Chateau Neuf, il Castel Nuovo. Particolarmente noti sono i sotterranei del castello, divisi in due zone, la Cella del Coccodrillo e la Sala dei Baroni.

La Cella del Coccodrillo era, in realtà, il deposito di grano della corte aragonese. Qui, spesso, venivano detenuti i prigionieri che, però, misteriosamente sparivano. Si scoprì che nella cella vi fosse un’apertura dalla quale penetrava un coccodrillo che una volta azzannata la preda la trascinava in mare. Il coccodrillo fu, poi, adescato con una coscia di cavallo avvelenata, e, una volta ucciso, fu impagliato e messo come monito alla porta d’ingresso del castello.

La Sala dei Baroni è una sala contenente quattro bare prive di iscrizione e probabilmente appartenenti a 4 nobili che presero parte alla congiura dei baroni contro Ferrante I d’Aragona nel 1487.

Castel Sant’Elmo

Castel Sant’Elmo s’innalza maestoso sulla collina del Vomero, ed è il più grande tra i castelli di Napoli. Fu costruito nella prima metà del XIII secolo per volere di Roberto d’Angiò. Il nome deriva dalla preesistente Chiesa di Sant’Erasmo anche se inizialmente era chiamato Patricium. Il castello è stato scenario di vari conflitti di cui ricordiamo la Rivoluzione Napoletana del 1799 durante la quale fu occupato dal popolo ma poco dopo divenne prigione degli stessi rivoluzionari.

Castel Capuano

Il Castel Capuano fu fatto costruire da Guglielmo I, detto il Malo, e deriva il nome dalla vicinanza di Porta Capuana, da dove inizia la strada verso Capua. La sua costruzione sorse sulle rovine di un antico palazzo ducale, a sua volta costruito sulle rovine di un edificio greco-romano. Inizialmente ospitò le famiglie dei regnanti ma, nel XVI secolo, Don Pedro de Toledo vi trasferì le corti di giustizia e le carceri. Degne di nota sono la Fontana del Formiello, costruita nel 1490 come abbeveratoio per cavalli e il Salone dei Busti, dove trovano posto i busti dei più importanti giuristi napoletani.

Castello del Carmine

Il Castello del Carmine, detto anche Sperone, fu costruito nel 1382 per volere di Carlo III di Durazzo tra Via Nuova Marina e Corso Garibaldi. A differenza degli altri, esso ha una origine prettamente difensiva, in quanto la posizione strategica garantiva protezione da attacchi sia terrestri che marini. Nel 1647 fu scelto come dimora da Gennaro Annese, successore di Masaniello, e fu punto di riferimento per il popolo insorto. Tanta importanza, però, non gli valse la salvezza: infatti, di esso, oggi, resta soltanto la Torre Spinella, sopravvissuta ad un’incosciente colata di cemento dovuta a ragioni di viabilità, mentre, in principio, l’edificio prevedeva due torri cilindriche, un torrione e delle mura merlate.

Castello di Nisida

Il Castello di Nisida si trova sull’omonimo isolotto e la sua costruzione risale probabilmente al XIV secolo, per volere della Regina Giovanna, ma la sua funzione difensiva deriva dal riadattamento ad opera di Don Pedro de Toledo nel XVI secolo per bloccare le incursioni dei pirati guidati da Barbarossa. Nel secolo successivo, l’edificio fu poi adibito a lazzaretto a causa della tragica epidemia di peste. Nel XVIII secolo fu utilizzato come prigione per criminali e prigionieri politici, mentre nel ventennio fascista fu adibito a riformatorio

Fortezza di Vigliena

Il Forte di Vigliena fu costruito all’inizio del XVIII secolo dal viceré Juan Manuel Fernàndez Pacheco y Zùñiga, marchese di Villena, da cui deriva il nome. È situato in Via Marina dei Gigli ma, di esso, non rimangono che pochi resti. La sua parziale demolizione fu dovuta ad intensi bombardamenti e principalmente all’esplosione dell’arsenale ad opera dei difensori della Repubblica Partenopea che, vistisi accerchiati dalle forze sanfediste del cardinale Ruffo, decisero di sacrificare la propria vita per eliminare i nemici. La Fortezza fu abbandonata fin quando, nel 1891, fu dichiarata monumento nazionale e in seguito restaurata.

 

 

 

 

 

 

La Redazione

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