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Intervista a Beatrice Morra

di Salvatore Di Giacomo

Venerdì 6 aprile 2018 si è tenuta la presentazione di due libri scritti da due giovanissime autrici: I fiori del giorno di Beatrice Morra e La voglia di caffè di Benedetta de Nicola.

Molti gli argomenti trattati attraverso la fantastica moderazione di Raffaele Iorio: la figura della donna nelle due raccolte di racconti, la felicità, la libertà.
È proprio la felicità, con le sue piccole sfumature, la protagonista indiretta de I fiori del giorno, di Beatrice. Ho avuto l’onore di ascoltare e intervistare questa giovane scrittrice, che attraverso poche domande è riuscita a spiegare al meglio la sua poetica, il suo pensiero e la filosofia che c’è dietro I fiori del giorno.

Innanzitutto, cosa sono “i fiori del giorno”? Cosa si nasconde dietro questo titolo?

La vita è fatta di piccoli momenti, che possono sembrare insignificanti. Ogni giorno succedono piccole cose: è proprio tra di esse che si nasconde la felicità, una felicità appena percepibile, che permette all’anima di vivere. Queste piccole cose coincidono con i fiori del giorno. Non dobbiamo fare altro che raccogliere ogni volta questi piccoli fiori, curarli e radunarli in un giardino, un grandissimo giardino, metafora di una vita felice.

A inizio presentazione hai parlato di questa raccolta di racconti come una sorta di esperimento. Perché, secondo te, nella scrittura è così importante lo sperimentare?

Molti scrittori, me compresa, credono che la scrittura non sia un prodotto, ma sia un processo: un processo fatto di azioni in continuo cambiamento. Infatti, per me, quando si scrive si segue un processo, variabile, continuo e imprevedibile.
L’esperimento, quindi, sta nel provare, nel mettere nero su bianco tutto quello che si ha dentro e facendo poi le giuste correzioni, esclusioni o aggiunte. Proprio come lo stregone che butta tutto nel pentolone per vedere se riesce ad ottenere una pozione magica o un semplice miscuglio di sostanze, così lo scrittore “butta” tutto sul foglio per analizzare e modificare poi la propria “pozione magica”.

All’interno della tua raccolta di racconti troviamo spesso personaggi che soffrono o che hanno sofferto. Cosa si nasconde dietro questa tua scelta?

Dietro questa scelta ci sono una base emotiva e una narrativa: la prima è legata a fattori incontrollabili, derivanti appunto dalle mie emozioni.
Nel momento della scelta dei personaggi avevo voglia di parlare di quelle determinate persone, tutto qui; la funzione narrativa riguarda, invece, il fattore secondo il quale solo attraverso personaggi sofferenti avrei potuto far passare il mio messaggio.

Dunque, in base all’ultima domanda, si deduce che alla base del tuo libro c’è una vera e propria morale. Qual è?

In maniera molto semplicistica la morale del mio libro è traducibile con la semplice frase “la felicità è nelle piccole cose”: solo notando e raccogliendo i piccoli “fiori del giorno” riusciamo ad ottenere la felicità. Ecco spiegata, quindi, anche la scelta dei personaggi sofferenti. Una persona che ha conosciuto il dolore, la sofferenza, fa più caso e nota più facilmente “i fiori del giorno”.

Al termine dell’intervista sono doverosi i miei complimenti a Beatrice: nonostante la sua giovanissima età ha trattato con leggerezza e genuinità una tematica così importante, forse trascurata a volte.
Con idee decise, ideali forti e una grande competenza in materia è riuscita a giungere ad una conclusione precisa, che può aiutare e che può essere considerata anche come un vero e proprio concetto filosofico.

“Fai attenzione alle piccole cose, perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi.” (Jim Morrison)

Benedetta De Nicola

Prof. di lettere, attivista fan Marvel da sempre. Ho fondato La Testata e la curo tuttora come caporedattrice e art-director.
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