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Un amore senza limiti

di Federica Auricchio

La letteratura provenzale ha un codice d’amore molto particolare. Non tutti però conoscono la drammatica storia d’amore nata a Parigi nell’XI secolo, prima ancora della poesia trobadorica, tra una fanciulla e il suo maestro.

Lezioni d’amore

Eloisa è una ragazza vivace che eccelle negli studi sia classici che scientifici. All’età di 17 anni lo zio Fulberto, viste le sue notevoli qualità, decide di farle frequentare dei corsi tenuti da Abelardo, un chierico e professore di teologia molto famoso, di 39 anni ed origine bretone. Abelardo si innamora subito della fanciulla e convince lo zio ad essere ospitato a casa sua. Abelardo conquista Eloisa e i due si lasciano trasportare dalla passione. Non abbiamo ancora il rapporto vassallatico tra la signora sposata e cavaliere ma un amore segreto e senza limiti che supera ogni ostacolo e tenta ogni soluzione pur di esser soddisfatto, proprio come vedremo nelle canzoni occitane.

Col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all’amore, lo studio delle lettere ci offriva quegli angoli segreti che la passione predilige. Aperti i libri, le parole si affannavano di più intorno ad argomenti d’amore che di studio, erano più numerosi i baci che le frasi, la mano correva più spesso al seno che ai libri. E ciò che si rifletteva nei nostri occhi era molto più spesso l’amore che non la pagina scritta oggetto della lezione.

Il professore però inizia a cambiare, la sua mente ormai è distratta dall’eros e non ha più voglia di comporre opere filosofiche ma solo poesie d’amore.

A lezione poi divenni così trascurato e freddo che non dicevo più niente di geniale, ma tutto mi usciva di bocca per abitudine. Non fui ormai più che un ripetitore di quel che avevo creato prima, e se mi veniva fatto di creare qualcosa, erano canzoni d’amore, non dottrine riservate ai filosofi.

L’idillio continua fino a quando lo zio di Eloisa scopre la relazione, cacciando il maestro. Questa storia d’amore è come il triangolo amoroso narrato dai trovatori: Fulberto occupa infatti il vertice e, come il marito della dama nei confronti dell’amante-trovatore, compie la funzione del gilos.

La fuga

Eloisa però attende un figlio e fugge con Abelardo in Normandia. Nasce Astrolabio – il rapitore di stelle – e i due amanti si sposano in segreto. Fulberto lo scopre, lo racconta a tutti e maltratta la ragazza. A quel punto Abelardo porta Eloisa in un convento per proteggerla. Fulberto crede di essere stato ingannato e assolda alcuni sicari affinché colpiscano Abelardo là dove aveva peccato. La spedizione punitiva ha successo, Abelardo viene evirato. Il tribunale di Parigi arresta e mutila i responsabili e Fulberto. Eloisa diventa badessa e Abelardo si dedica completamente alla vita intellettuale. Mentre Abelardo riesce a dimenticare questa storia, Eloisa no perché, come scrive lei stessa, Il piacere che ho conosciuto è stato così forte che non posso odiarlo. La passione dichiarata da Eloisa è la scoperta di una dimensione esistenziale nella quale si presenta come individuo e come donna. Le espressioni che Eloisa utilizza per confessare la sua passione sintonizzano la scrittrice con l’ideologia de la fin’amor: Tu sei l’unico che abbia il potere di rattristarmi, l’unico che possa allietarmi e consolarmi… tu sei l’unico padrone del mio corpo e della mia anima.

Alla loro morte i due amanti furono seppelliti insieme e la leggenda narra che i due scheletri furono trovati stretti in un abbraccio.

In fondo Eloisa lo aveva detto: ti ho sempre amato di un amore senza limiti.

 

Foto di Rossana Iannotta

La Redazione

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